Lungo il percorso immondizia e abbandono. A piedi si rischia di pungersi con gli aghi delle siringhe dei tossici
Il tronco maculato dei platani divide in due il percorso, si cammina su un tappeto di foglie ramate. Potrebbe sembrare un poemetto, ricordi opachi rievocherebbero qualcosa del Carducci. Purtroppo questi versi nascondono una realtà differente. Via Don Bosco, la lunga bretella che collega il centro cittadino con la zona alta di Napoli, fino all’aeroporto, soffre da sempre i mali dell’eterna incompiutezza.
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Di giorno la lunga arteria oltre ad ospitare le principali sedi istituzionali (in zona si trovano le sedi della Provincia, della Regione Campania, dei Salesiani solo per citarne alcune) è anche il biglietto da visita per chi arriva a Napoli dal cielo. Ancora oggi questa parte della città è orfana di qualsivoglia insediamento commerciale. Bar e ristoranti sono una chimera. Ci si arrangia come si può: la salumeria della simpatica Anna propone colazioni e piatti caldi; per un caffè c’è il bar Iavarone che ti catapulta in una piacevole atmosfera anni Settanta.
Una landa desolata
Già nel tardo pomeriggio quando impiegati e studenti vanno via, il lungo tratto stradale si trasforma in una landa desolata. Alla sera, lungo le carreggiate laterali, le auto in sosta si trasformano in alcove. Molti i tossicodipendenti che trovano in quella desolazione il luogo ideale per consumare stupefacenti. Al mattino, chi è costretto ad attraversare quel percorso deve stare ben attento a dove mette i piedi.
Sotto il «tappeto di foglie ramate» si nascondono aghi, lacci emostatici e tante, tantissime tubercoline: le siringhe comunemente usate per le iniezioni intramuscolari dai tossicodipendenti per iniettarsi eroina. I più «fortunati» possono incappare in qualche preservativo buttato lì dopo un frugale momento d’amore. Camminando lungo il percorso ci è sembrato quasi impossibile evitare di trovarci conficcati un ago nella scarpa e non escludiamo che ciò possa essere capitato, tante erano le siringhe lasciate sul selciato. A pochi metri da tutto questo c’è l’Istituto scolastico Galiani.
Qui ogni giorno centinaia di giovani trascorrono ore di convivialità. La situazione peggiora in prossimità del ponte: in quel punto gli ampi anfratti all’imbrunire, si trasformano in luoghi da cui stare lontani; tutt’intorno immondizie di ogni genere giacciono abbandonate per giorni. Tutto il resto è noia, come quella di chi è costretto a percorrere a piedi il lungo tratto potendo guardare solo innanzi a sé.