Gruppo Apicella, il terrore delle intercettazioni e il linguaggio in codice

di Enzo Amato

La casa di via Volte protetta con le telecamere. Il ras alla moglie: controlla tutti i telefoni per vedere se ci sono microspie

Dalle pagine dell’inchiesta che ha colpito il gruppo Apicella di Gragnano, emergono alcuni dettagli singolari. Gli indagati erano a conoscenza delle tecniche investigative e si sono da sempre muniti di un sofisticato sistema di videosorveglianza, capace di riprendere i diversi lati del complesso residenziale di via Volte 24, finanche le scalinate e il cortile condominiale esterno. Perché la casa di famiglia di Rossano Apicella era il centro del business.

Quello che non sapevano è che erano già sotto la lente dei carabinieri. In un’intercettazione su un telefono in uso a Vincenzo Donnarumma e Dario Apicella emergono alcuni dettagli. Rossano Apicella chiede a Dario spiegazioni in merito a un eventuale sequestro del suo motociclo. Dario risponde che le forze dell’ordine non lo sequestrerebbero in quanto sono presenti «microspie», sia su quello nero, sia su quello bianco. Su richiesta del padre, Dario afferma di avere il video del momento in cui veniva montato il captatore nella parte anteriore di entrambi i motocicli, parcheggiati sotto al balcone della cucina.

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Il giorno successivo, sempre sulla stessa utenza, Rossano contatta la moglie, dicendole di controllare se si è bruciato l’hard disk delle telecamere. Inoltre, convinto del fatto che fossero in corso indagini a loro carico, Rossano le ordina di controllare tutti i telefoni cellulari, il cordless dell’utenza fissa dell’abitazione e il modem per rilevare l’eventuale presenza di microspie.

Un elemento che caratterizza l’esistenza di un’organizzazione stabile è la disponibilità di diversi tipi di sostanza stupefacente (cocaina da tiro, crack e marijuana), circostanza, dimostrata, sia dalle precedenti attività di polizia giudiziaria e dai relativi sequestri, sia dagli elementi di indagine emersi nell’ultima inchiesta. Senza contare il sostentamento economico degli affiliati e degli arrestati da parte degli appartenenti al gruppo.

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Le intercettazioni telefoniche

Al riguardo, diverse intercettazioni telefoniche hanno permesso di accertare che i personaggi appartenenti alla cosca contribuiscono al mantenimento dei detenuti mediante i cosiddetti «regali». Ad esempio, in un’intercettazione dell’8 settembre del 2021, uno degli Apicella, con tono pretenzioso, chiede a Donnarumma perché un certo Alessandro non gli abbia comprato più un paio di jeans. Vincenzo risponde che, in realtà, gli ha acquistato il completino da calcio della squadra del «Paris Saint Germain».

Il primo, a quel punto, chiede se si tratta di quello originale e l’altro risponde di sì e che, addirittura, gli avrebbe fatto scrivere il suo nome sulla maglietta. Con lo stesso tono, Apicella conclude: «Eh, ha fatto una cosa buona», facendo intendere chiaramente che era una cosa dovuta. Il primo, poi, insiste dicendo che gli servono comunque i jeans e che se li farà comprare dalla fidanzata, ma Vincenzo lo interrompe, dicendo che glieli regalerà lui:

«Alessandro il jeans non me l’ha comprato più?
«No ti ha comprato il completino»
«Il completino per giocare?»
«Eh del Psg»
«Anche i calzettoni?»
«Eh, non lo so, ora mi ha chiamato, ho visto la storia che ti ha fatto scrivere anche il cognome dietro la maglietta».

E ancora, in una conversazione datata 11 novembre 2021 intercettata sull’utenza in uso a Vincenzo Donnarumma, quest’ultimo viene contattato da uno degli Apicella che gli chiede di fare una ricarica telefonica da 15 euro, specificando: «Però la voglio da te, dalla tasca tua la voglio». Donnarumma risponde: «Va bene, quella è una sola tasca», lasciando intendere che provvederà a quanto richiesto e, soprattutto, che tanto il denaro proviene dalla stessa cassa comune, ovvero quella del gruppo Apicella.

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