L’intercettazione: «fascista che perseguita i fascisti»
Daniele Trevisani era proclamato il ‘comandante’, Andrea Ziosi ‘l’editore’ mentre Salvatore Nicotra era ‘l’istruttore’. Erano i ruoli che si erano dati i tre principali indagati, finiti in carcere insieme ad altri nove nell’inchiesta della Digos di Bologna, coordinata dalla Procura, sul gruppo suprematista e neonazista chiamato prima ‘Werwolf Division’ e poi ‘Divisione Nuova Alba’.
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Si trattava, secondo gli investigatori di una ‘cellula organizzata’, già in fase operativa e in grado di realizzare atti eversivi, anche con tecniche usate dai cosiddetti lupi solitari sia suprematisti che jihadisti. Altre 13 persone sono state perquisite. Tra le contestazioni mosse al gruppo c’è la «preparazione di gravi attentati», anche nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab.
Le conversazioni agli atti
L’idea di colpire la premier emerge da conversazioni agli atti, risalenti al 2023, quando alcuni indagati hanno discusso tra loro più volte di Meloni, definendola tra l’altro una «fascista che perseguita i fascisti». Nei dialoghi si parlava anche di sopralluoghi nelle zone di Palazzo Chigi e Montecitorio per studiare lo scenario dove compiere un possibile attentato: «C’è un albergo davanti al Parlamento – è uno dei dialoghi intercettati – da lì puoi sparare dall’alto».
Uno degli indagati, dopo le perquisizioni del maggio 2023, intercettato, sosteneva di aver «allenato» cinque persone, «potenzialmente guerriglieri» che avrebbero dovuto sparare alla premier. Sempre su questo tema, un altro indagato in un dialogo disse: «Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano».
La formazione di ‘guerriglieri’
Per il Gip Nadia Buttelli, il progetto eversivo con la presidente del Consiglio nel mirino, lungi dall’essere meramente teorico, è stato accompagnato dalla formazione di ‘guerriglieri’ addestrati e formati in un ambiente violento come quello neonazista, con la concreta ricerca di armi sul web, istigando altri nazisti a prepararsi acquistando armi. Le accuse riguardano, infatti, attività di propaganda, proselitismo e predisposizione di azioni violente, come l’epurazione dei traditori del movimento.
Anche attraverso l’analisi gruppi Telegram, si è potuto ricostruire come i membri della Werwolf division portassero avanti tra di loro idee come la negazione della Shoah, la supremazia della razza ariana e parlassero di un progetto di sovvertimento dell’attuale ordinamento per l’instaurazione di uno Stato etico ed autoritario. L’esempio a cui si ispiravano erano terroristi come Pierluigi Concutelli o Giusva Fioravanti, il modello erano i Nar. Lo dimostra una conversazione intercettata in cui si parlava della possibilità di «rischiare tutto» per migliorare la situazione in Italia, lanciando un sondaggio proposto da un utente. L’appello venne raccolto da altri utenti e uno di questi citò appunto dei Nuclei armati rivoluzionari, che pur essendo «non più di 20», hanno «quasi rovesciato il Governo».
Tra gli arrestati, anche il tenore 76enne Joe Fallisi, pugliese, a cui viene contestato di essere l’amministratore di un gruppo Telegram. Tra gli indagati anche due minorenni e viene contestata all’associazione di aver coinvolto e istigato nell’attività illecita proprio ragazzi non ancora 18enni: secondo le indagini sono entrati in contatto anche con un 14enne non identificato che quando si è accorto che si parlava di armi e attività terroristiche non ha più voluto essere coinvolto. L’indagine nasce da un’inchiesta della Procura di Napoli dove nel pomeriggio si è concluso un processo sull’‘Ordine di Hagal’, di cui Werwolf Division è una costola: quattro le condanne e assoluzione da qualche capo d’accusa.