Secondo il giornalista Ceccarelli la volgarità contro Meloni e donne di destra è «sinfonia celestiale». E Schlein & sinistra tacciono
«Se vogliamo andare avanti, e noi certamente vogliamo guardare avanti cioè al futuro, allora arriverà anche il momento di spegnere la fiamma». Così Ciriani (FdI), ministro per i rapporti con il Parlamento. Che la Destra intenda marciare, e crescere, verso il futuro è indubitabile. Ma, che per farlo debba cancellare la fiamma dal proprio simbolo non è indispensabile. Anzi, non lo è per niente.
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Forse potrebbe servire, ma neanche tanto, con avversari che fanno politica seria, anziché, un’opposizione che si esibisce ogni giorno sul palcoscenico del teatro degli orrori, producendosi in un’eterna caccia al fascista (che non c’è); attribuendo a governo e premier le peggiori nefandezze; ridimensionado scientemente le aggressioni alle forze dell’ordine; non prendendo le distanze da quelle manifestazioni di violenza dove si bruciano fantocci «ministeriali»; tace di fronte a dichiarazioni violente come quelle del prof. Orsini: «Processate Meloni complice del genocidio di Netanyahu» e Raimo: «Valditara va colpito come la Morte Nera» o di Landini che dopo la «rivolta sociale» (ancora solo un’idea ma l’altroieri ha già registrato 6 agenti feriti) e ora intende «rivoltare questo Paese come un guanto».
Tant’è che – come del resto prevedibile – per tenere fede alla minaccia ha deciso di rovinare – anche economicamente, visto che chi aderirà sarà costretto, come da statuto dei lavoratori, a rinunciare a parte dello stipendio – il Natale organizzando durante il mese di dicembre la bellezza di 15 giorni di scioperi. Insomma quest’anno la tredicesima, servirà a ripagare le aziende per la mancata produzione.
Senza dire delle difficoltà causate ai cittadini, proprio durante i giorni di festa più sentiti e attesi dai cristiani e senza portare a casa alcun risultato per loro. Ma Landini ha deciso vuole la rivolta, con il governo Meloni, ma anche contro la segretaria Pd Schlein. Gli italiani? E chi se ne frega «si arrangino loro» vero Maurizio?
Il giornalismo, le offese e pensiero unico di sinistra
Senza dire dell’ennesima offesa rivolta alla premier Meloni (senza ovviamente nominarla, per evitare possibili querele) ma – a mio parere – anche a tutte le donne di destra e a quelle che non sono loro amiche. Mi riferisco al sig. Ceccarelli giornalista di Repubblica, che partecipando all’ultima puntata di «Propaganda Live» su La7, disquisendo sulla tradizionale festa dei giovani di Fdi, in programma ad Atreju dall’8 al 15 dicembre al circo Massimo di Roma, ha cercato di sminuirne la portata.
Giocando sul logo della Festa «Ritorna Atreju» ne ha tirata una battuta pessima e di una volgarità inaccettabile «Atreju Atreju a tro…». Lascio a voi immaginare il resto. Se questo è giornalismo, caro Ceccarelli…. è meglio cambiare mestiere. E senza dire che dal sottofondo arrivava la risata sghignazzante di una donna. Il che rendeva il tutto ancora più squallido e volgare. Ma Schlein, sinistra, femministe e LGBTQ+, come sempre, tacciono. Purtroppo, la loro lingua è occupata da altri compiti: leccare la stampa mainstream.
Una sinistra che non fa che scatenare contro chiunque osi pensarla diversamente da lei: gruppi antagonisti, femministe, collettivi studenteschi, pro-Pal, e, chi più ne ha, più ne metta.
Magari servirebbe se i magistrati pensassero un po’ di più a Costituzione e sicurezza dei cittadini e un tantinello meno alla politica e alle sentenze politiche; e se Landini e i sindacati che lo scimmiottano gridassero qualche «piove governo ladro» in meno e riflettessero di più su lavoro e sulle condizioni dei lavoratori. Se le cose stessero così, nessuno si sognerebbe di proporre l’«abrogazione» della fiamma (che non interessa a nessuno) dal simbolo di FdI, perché può servire «a guardare avanti».
La politica italiana sarebbe già diversa
Non sprizzerebbe odi e livori contro l’avversario e darebbe sostanza a quella democrazia dell’alternanza, fondata su rispetto e legittimazione reciproca e del voto, confrontandosi sul futuro di Paese e cittadini e non su menzogne e un passato (ma non quello più recente, guidato PD e 5S, e che stiamo ancora pagando ) che – piaccia o no – ormai è storia.
Certo, sto raccontando un film che non andrà mai nelle sale. Perché renderebbe impercorribile la via sognata e segnata da Landini, mandando per aria i progetti della sinistra di far saltare l’esecutivo, con escamotage truffaldini per prenderne il posto. Ma non attraverso le urne di cui diffida, bensì, per grazia «quirinalizia». Come successo dal 2011 a settembre 2022.
E non c’è bisogno della sfera di cristallo o di saper leggere nei fondi del caffé per rendersi conto che un’inversione di rotta, non appare così vicina. La poca voglia di pensare e la scarsezza delle idee per definirlo, impediscono alla minoranza di mettere a punto un progetto politico per il Paese, sul quale confrontarsi, con la maggioranza.
Se ne ricava che, questa rinuncia a diffondere veleni e rabbia contro la destra – con fiamma o meno nel simbolo – sinistra e opposizione non la faranno mai. È giusto chiedersi, allora, perché il partito della Meloni dovrebbe spegnerla? Soprattutto alla luce dei risultati estremamente positivi ottenuti dalla nascita a oggi.
La cavalcata dal 2012
Sia per il Paese, che in termini elettorali, non dimentichiamo che FdI è nato solo nel 2012 e alla sua prima «scesa in campo» (con la fiamma già nel simbolo) nelle politiche 2013, arrivò ad appena il 2%. E in tanti l’avevano dato già per morto. Oggi, quel 2% è arrivato al 30%: Fdi è diventato il primo partito italiano, Meloni la prima donna premier e Fitto vice presidente esecutivo della commissione Ue.
E tutto questo per la coerenza dimostrata in Italia e Bruxelles, in 12 lunghi anni sempre all’opposizione, senza mai farsi irretire dalla voglia di potere. E perché gli italiani sono migliori di quanto l’opposizione monotematica e violenta creda. Fossi al posto dei leader di Fdi, insomma, più che della fiamma nel simbolo, mi preoccuperei di accelerare il cammino delle riforme.
Quelle che sono state promesse e servono agli italiani e che questi aspettano: quella fiscale, dopo i redditi più bassi, occorre pensare anche agli altri; a quella della Giustizia e la separazione delle carriere che gli avvenimenti di questi ultimi tempi, l’immigrazione irregolare e le minacce «landiniane» rendono ancora più urgenti.
Senza parlare della sicurezza dei cittadini e delle donne sempre più a rischio e del Sud che senza «decontribuzione» vede a rischio 25mila posti di lavoro. E dei trasporti già inaccessibili per i disabili e che il leader Cgil ha deciso di boicottare ulteriormente, bloccandoli un venerdì sì e l’altro pure. Perché è su questo che gli italiani valuteranno e voteranno.