La faida di Ponticelli esplosa per le mancate «mesate» agli affiliati detenuti

di Enzo Amato

Le rivelazioni del pentito Rosario Rolletta: ci fu un summit, poi i De Martino cercarono di fare cassa con le estorsioni e iniziò la guerra

Il giorno dopo dell’agguato al quale riuscì miracolosamente a scampare, Rosario Rolletta noto anche come ‘friariello’, cominciò a pensare che se fosse rimasto sul territorio di Ponticelli la seconda volta non gli sarebbe andata così bene. Sapeva di essere nel mirino dei Casella, ma anche tra i principali bersagli di un altro fuoco di fila, quello dei collaboratori di giustizia che lo avevano indicato come coinvolto nell’agguato a Nunzia D’Amico. Così Rolletta ha deciso di fare il salto ed ha cominciato a raccontare quello che sapeva. Ed era tanta roba.

È una voce di dentro il 35enne e, soprattutto, conosce vicende che possono far luce su un periodo recente. Ed è dalle sue dichiarazioni che viene fuori quella che appare come la causa scatenante della faida che sta insanguinando Ponticelli. Questioni di soldi o, meglio, di ‘mesate’. Secondo Rolletta, infatti, il problema comincia a generarsi a settembre del 2019. I clan di Ponticelli vivevano un periodo di pace ma i De Luca Bossa e i Casella hanno smesso di dare ai De Martino XX, di cui Rolletta faceva parte, i soldi mensili per i carcerati. I problemi furono messi sul tavolo nel corso di un incontro chiarificatore.

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L’incontro

Un summit per parlare di soldi del quale Rolletta parla de relato: «Non ero presente». C’erano gli uomini del gruppo De Martino e l’incontro fu organizzato a casa loro. I convitati dei De Luca Bossa-Casella parteciparono, furono presi accordi. Ci fu una stretta di mano. Ma dopo quel summit le cose non andarono come pianificato. La federazione prese tempo e ci furono le prime reazioni. I De Martino raccolsero finanziamenti attraverso le piazze di spaccio e con le estorsioni. Il problema fu che non avevano chiesto l’autorizzazione dei De Luca Bossa.

La risposta fu immediata e arrivò alla maniera di Ponticelli: col piombo. Iniziò a scorrere il sangue con alcuni botta e risposta. Lo stesso Rolletta fu ferito il 2 novembre. Dopo una pausa le ostilità sono ricominciate, ma dopo la violenza c’è stata la risposta dello Stato. In manette finì Giuseppe Righetto, noto come Peppe ‘o Blob. Con lui fu arrestato anche Nicola Aulisio, figlio del ras Luigi Aulisio, cognato dei fratelli Casella. Per gli inquirenti erano coinvolti nel tentato omicidio di Rodolfo Cardone, ma anche dell’agguato proprio ai danni di Rosario Rolletta.

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L’escalation di violenza

L’escalation di violenza partì proprio dal ferimento di Righetto, quando il fratellastro di Eduardo Casella fu raggiunto da un proiettile che gli trapassò la mano destra. Poi ci fu l’agguato mortale a Giulio Fiorentino, 29 anni, residente nella zona del rione Incis e il ferimento dell’altro che era con lui, Vincenzo Di Costanzo, detto «Gabibbo», entrambi dati in quota De Martino ‘XX’. Ma la scia di sangue che ha bagnato Ponticelli è durata mesi.

Per il ferimento di Cardone, il 7 ottobre, in via Fratelli Grimm, all’esterno del bar Royal, le indagini furono indirizzate subito verso il gruppo Casella ed emerse che quegli agguati a orologeria erano in realtà un botta e risposta. Rolletta fu colpito a tre giorni dall’agguato in cui era rimasto ferito Luigi Aulisio e l’ipotesi fu che potesse essere una risposta all’agguato al cognato dei fratelli Casella. Ma dalle indagini è emerso anche uno scenario criminale che vede i Casella oggi federati con il gruppo De Luca Bossa-Minichini.

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