Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Aurora, 13 anni. Cristina, 38 anni. Silvana, 73 anni. Giulia, 29 anni. Quattro nomi, quattro vite spezzate dalla violenza di genere. Quattro donne che avevano sogni, speranze e famiglie che le amavano. Donne vittime di una brutalità che non possiamo più ignorare. Ma dietro ogni vittima diretta, ci sono anche i figli, i genitori, i fratelli—persone che portano cicatrici indelebili. Per ogni vita spezzata, molte altre vengono profondamente segnate.
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Oggi, la sentenza per l’omicidio di Giulia Tramontano
Oggi, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, arriva la sentenza emessa per l’omicidio di Giulia Tramontano e del bambino che aveva in grembo. La Corte d’Assise ha condannato Alessandro Impagnatiello all’ergastolo, riconoscendo la gravità dei suoi atti: omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.
La famiglia di Giulia ha accolto la sentenza con un misto di sollievo e profondo dolore. “Non esiste vendetta. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore”. Ha dichiarato la mamma della giovane vittima.
Le denunce inascoltate e i limiti della legge
I drammatici numeri che parlano di violenze domestiche e femminicidi, rilevano un dato allarmante: troppe volte le richieste d’aiuto delle donne vengono sottovalutate o ignorate, lasciandole sole di fronte ai loro aguzzini. È necessario che le istituzioni prendano sul serio ogni segnale di pericolo, e garantiscano una protezione immediata e adeguata.
Il braccialetto elettronico, introdotto come misura di prevenzione, si è dimostrato spesso inefficace. La tecnologia da sola non basta se non è supportata da un sistema di intervento rapido e coordinato. È urgente rivedere le leggi e le procedure, affinché strumenti come il braccialetto elettronico diventino veramente utili nella tutela delle vittime.
La violenza non è solo fisica: la triste di storia di Nessy Guerra
Ma la violenza non è solo fisica. La violenza psicologica può essere altrettanto devastante, lasciando cicatrici invisibili ma profonde. La storia di Nessy Guerra ne è un doloroso esempio. Nessy, 25 anni, originaria di Sanremo, si era trasferita in Egitto con l’ex marito Tamer Hamouda. Dopo aver subito maltrattamenti fisici e psicologici, ha deciso di fuggire con la figlia di un anno e mezzo.
In risposta, l’ex marito l’ha accusata di adulterio, un’accusa che in Egitto può avere conseguenze legali gravissime. Nonostante sia stata rilasciata dopo l’arresto, Nessy rimane bloccata nel paese, rischiando di perdere la custodia della figlia. La sua vicenda evidenzia le sfide che le donne affrontano quando cercano di liberarsi da situazioni di abuso, soprattutto in contesti dove le leggi non offrono sufficiente protezione.
I numeri della violenza
Nel 2024, l’Italia ha registrato 98 femminicidi fino al 18 novembre. Dietro queste cifre si celano storie di sofferenza, paura e solitudine. Donne che hanno lottato per essere ascoltate e protette, spesso senza successo.
In questa giornata, non possiamo permettere che nomi come quelli di Aurora, Cristina, Silvana, Giulia e tante, tante altre diventino semplici statistiche. È necessario un impegno concreto da parte di tutti: istituzioni, comunità e singoli individui.
Come è nata la giornata del 25 novembre
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata ogni anno il 25 novembre, è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999. Una data non casuale: commemora l’assassinio delle sorelle Mirabal, tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana.
Le sorelle Patria, Minerva e María Teresa Mirabal furono brutalmente uccise il 25 novembre 1960 per ordine del dittatore Rafael Trujillo. Conosciute come «Las Mariposas» (Le Farfalle), le tre donne divennero un simbolo della lotta contro la violenza di genere e l’oppressione. La loro storia ha ispirato movimenti in tutto il mondo per sensibilizzare sull’importanza di combattere la violenza contro le donne.
Ogni vita persa è un fallimento collettivo.
Se tu o qualcuno che conosci ha bisogno di aiuto, non esitare a contattare i servizi di supporto locali. La violenza non deve mai essere tollerata.