Fondi per l’integrazione dei migranti, 17 indagati: ci sono esponenti di centri sociali e una suora

di Fabio Maresca

L’indagine sugli affidamenti di progetti da sei milioni

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiuso un’indagine sugli affidamenti da parte del Comune di Caserta di progetti da sei milioni di euro per l’integrazione di migranti nella città capoluogo: 17 gli indagati – i reati contestati a vario titolo sono truffa, estorsione e falso – tra cui un dipendente comunale in pensione, suor Rita Giarretta, legale rappresentante della congregazione delle Orsoline e diversi esponenti del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, una delle più importanti associazioni del territorio che si occupa di accoglienza, assistenza e integrazione dei migranti, con sportelli dedicati e progetti di inclusione.

Le indagini sono partite dalla denuncia di un ex operatore ghanese del Centro sociale Ex Canapificio, licenziato perché trovato ad appropriarsi di beni dell’associazione e poi anche denunciato dai responsabili del centro.

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I fatti riguardano gli anni 2017-2018, quando l’ex Canapificio e la comunità Casa Rut di Suor Rita Giarretta gestivano il Sistema di protezione e assistenza dei richiedenti asilo, lo Sprar, oggi noto come Siproimi, ovvero progetti che mirano ad integrare i migranti che hanno fatto richiesta di asilo facendo loro frequentare corsi di formazione, di lingua italiana o istituti scolastici, con lo scopo di inserirli nel tessuto sociale e lavorativo italiano.

La tesi accusatoria

Per la procura (procuratore Pierpaolo Bruni, sostituto titolare delle indagini Anna Ida Capone), le due associazioni avrebbero presentato documentazione falsa per ottenere l’accoglimento della domanda del finanziamento per il triennio 2017/2019 relativo allo Sprar, aggiudicandosi così i progetti da 6 milioni di euro.

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Determinante, secondo gli inquirenti, il supporto del dipendente comunale oggi in pensione Matteo Palmisani. Grazie a tale documentazione ritenuta non veritiera, il Comune di Caserta concesse l’affidamento in qualità di ente capofila dell’ambito dei servizi sociali.

Il centro sociale

«Siamo sereni e consapevoli di poter dimostrare la nostra estraneità alle accuse infamanti che ci vengono addebitate», replica il Centro sociale Ex Canapificio, sottolineando che «le indagini si sono chiuse il 30 settembre 2019 e il 24 ottobre scorso ci è stata notificata la chiusura di quelle indagini», dunque con uno scarto temporale di oltre cinque anni tra la chiusura della fase investigativa e la sua formalizzazione. «Siamo orgogliosi della comunità solidale e inclusiva che abbiamo avuto l’onore di contribuire a costruire in questo Paese e in questa città. Un impegno a cui non verremo meno», assicurano.

Le reazioni

Secondo Rifondazione Comunista «si tenta di dar vita a un nuovo ‘caso Lucano’, con la grancassa dei media allineati col ministro Salvini, che criminalizzano spudoratamente le pratiche concrete di solidarietà». Ad avviso di Gianpiero Zinzi, deputato campano della Lega e coordinatore regionale del partito, «non può essere inclusione quella sbandierata dai soliti paladini dell’accoglienza indiscriminata che lucrano sulla pelle dei migranti oltrepassando il limite del buonsenso e dei diritti fondamentali di ogni persona. Vogliamo vederci chiaro e ci auguriamo che la Procura di S. Maria Capua Vetere possa fare piena luce su questa vicenda».

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