Le frasi nell’ordinanza per tentata estorsione: «Ci dovete dare 1.500 euro per stare tranquilli». Gli arrestati vicini alla mala del rione Salicelle
Una tentata estorsione per conto della mala del rione Salicelle. È questa la contestazione mossa nei confronti di Salvatore Bitonto, Catello Forte e Carlo Giuseppe Esposito che sono stati arrestati dai militari della compagnia carabinieri di Casoria in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Secondo la ricostruzione, i tre uomini, nel periodo di tempo compreso tra il mese di agosto e il mese di ottobre del 2023, avrebbero più volte minacciato i gestori di un importante negozio di elettrodomestici di Afragola per ottenere soldi.
Le fiamme davanti al negozio, poi la denuncia
L’indagine è partita un incendio di natura dolosa che danneggiò l’esercizio commerciale. Nel visionare le immagini delle telecamere si notava un soggetto vestito di nero e con il volto totalmente coperto, mentre cospargeva l’ingresso del negozio di liquido infiammabile, per appiccare il fuoco. La proprietaria sporse denuncia il 20 novembre del 2023. Nel corso del rogo subirono danni circa 10 lavatrici e la saracinesca, per un danno di circa 2000 euro, non coperto da assicurazione. La donna riferì ai carabinieri che alcune persone da circa sei mesi stavano avanzando richieste estorsive al fratello. Un altro episodio collegato fu è il furto della sua auto che poi fu ritrovata all’interno di un garage nel rione Salicelle.
Il gruppo emanazione dei Moccia
La modalità mafiosa è stata contestata per il tenore delle richieste. Gli indagati pretendevano la somma di 1500 euro per «stare tranquilla» ad Afragola, soldi che, per la stessa ammissione degli uomini, servivano per «mantenere i carcerati», ed esclamando, al rifiuto, alcune frasi perentorie come: «Allora ti prenderai tutte le conseguenze, vai a denunciarmi che sono più infame d’e guardie»; e ancora: «Stasera tieni il problema», un’intimidazione che sottolineava la perentorietà della richiesta. Gli inquirenti indicano gli indagati come soggetti vicini al gruppo criminale Salicelle, articolazione del clan Moccia, che fa capo ai Barbato-Bizzarro e a Giuseppe Sasso, detto «’O ninnill».