Omicidio Correra, spunta l’ipotesi di una seconda pistola

Il proiettile inesploso trovato sul luogo in cui è stato accidentalmente colpito il 18enne non è compatibile con la pistola che l’ha ucciso

Arcangelo Correra è morto alle cinque del mattino di sabato in via dei Tribunali, lì dove la strada si allarga e si trasforma in piazzetta Sedil Capuano. Era lì insieme a cinque amici. Tre vicini, due più defilati. L’orologio segnava le cinque del mattino trascorse da qualche minuto. Ridacchiavano i ragazzi, si passavano un oggetto e simulavano atteggiamenti da malavitosi. Perché quello che si mostravano, puntandosela, era una pistola maneggiata come si trattasse di un giocattolo. Poi uno sparo partito per errore che ha messo fine al gioco.

Il proiettile si è conficcato nella fronte del 18enne che è crollato a terra. In pochi istanti, nel vicolo si sono affacciate decine di persone e in tanti urlavano. A maneggiare l’arma che ha colpito Arcangelo era Renato Caiafa, fratello di Luigi, ucciso nel 2020 da un poliziotto mentre stava tentando una rapina. Si scoprì poi che la pistola che il 17enne impugnava era un’arma giocattolo priva del tappo rosso.

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La Beretta calibro 9×21

Quella che ha ucciso Arcangelo Correra, invece, era vera. Una Beretta calibro 9×21 con matricola abrasa. Un’arma semiautomatica da guerra. Durante il sopralluogo delle forze dell’ordine, sul posto era stato trovato un proiettile inesploso. L’ipotesi iniziale è stata quella di un’espulsione della pallottola durante uno «scarrellamento». Ma le perizie della Scientifica hanno accertato che quel proiettile non proveniva dalla Beretta e che aveva un calibro diverso. Caiafa, fermato per l’omicidio colposo del 18enne ha dichiarato al pm che il colpo era partito in maniera accidentale. La sua versione ha convinto gli inquirenti.

Meno convincente quella relativa all’arma che ha affermato di aver «trovato appoggiata sullo pneumatico di una vettura in sosta». Di non sapere, in pratica, da dove provenisse. In carcere ci è finito per l’arma e per ricettazione proprio per la nebulosità del racconto.

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Il proiettile misterioso

Ma le indagini che hanno accertato l’incompatibilità del proiettile inesploso calibro 22 rispetto alla Beretta, hanno aperto un nuovo scenario investigativo e nuove inquietanti ipotesi. C’era un’altra pistola quella notte in piazzetta Sedil Capuano? È da quella che è saltato fuori il proiettile? I ragazzi, oltre alla pistola, avrebbero «trovato» anche delle munizioni diverse? E, se è così, che fine hanno fatto? La madre di Renato Caiafa ritiene che l’arma non fosse del figlio o, quanto meno, che non fosse nella sua esclusiva disponibilità.

Ha parlato del 19enne come di «un bravo ragazzo» diverso dal fratello e dal padre Ciro, ucciso nel 2021 in un agguato di camorra, che quell’arma l’ha trovata. Ci sarebbe da chiedersi perché, dopo averla notata sulla ruota dell’auto, l’abbia raccolta e maneggiata, senza allertare le forze dell’ordine e denunciare il ritrovamento. Un’altra domanda alla quale presumibilmente dovrà trovare risposta nel confronto con il giudice che, alle 10, lo ascolterà nell’udienza di convalida del fermo.

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