Storia e leggende di Castel Capuano: l’antico palazzo di giustizia di Napoli

di Maddalena Villano

Castel Capuano è, dopo Castel dell’Ovo, il più antico e affascinante castello di Napoli. Situato all’estremità di via dei Tribunali, questo imponente edificio fu costruito durante il Medioevo e ha visto passare al suo interno re, giuristi e giudici, divenendo prima dimora reale e poi sede della giustizia napoletana.

La costruzione di Castel Capuano

La costruzione di Castel Capuano iniziò nel XII secolo, a opera dell’architetto Buono, sotto il dominio dei Normanni. Voluto dal re Guglielmo I di Sicilia, chiamato anche Guglielmo il Malo, fu progettato per essere una fortezza difensiva a protezione della città e della zona orientale dell’antica Neapolis. Deve il suo nome al fatto di essere ubicato a ridosso di Porta Capuana, che si apre sulla strada che conduceva all’antica Capua, città importante in epoca romana.

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Durante la dinastia degli Svevi, il castello divenne una delle residenze preferite dell’imperatore Federico II di Svevia, che apprezzava l’architettura robusta e la posizione strategica dell’edificio. Federico II apportò alcune modifiche strutturali, trasformandolo in un simbolo del potere svevo nella città. Nei secoli successivi, soprattutto durante il periodo angioino e aragonese, subì diverse modifiche e ampliamenti che ne modificarono l’architettura originale, adattandola alle nuove esigenze. Ha ospitato illustri personalità come Francesco Petrarca in qualità di legato di Clemente VI nel 1370.

Con Alfonso d’Aragona, Castel Capuano perse la sua funzione militare e venne decorato con affreschi da Jacomart Baço. Sotto Ferdinando I d’Aragona, vennero ampliati le mura cittadine e costruita Porta Capuana, con decorazioni marmoree di Giuliano da Majano e Giovanni da Nola. Nel 1535 Carlo V lo donò al principe di Sulmona, ma nel 1537 il viceré spagnolo Pedro de Toledo lo espropriò per trasformarlo nella sede dei Tribunali. Furono istituiti diversi organi giudiziari, come la Gran Corte della Vicaria, la Regia Camera della Sommaria, il Tribunale della Zecca e il Tribunale della Bagliva, mentre i sotterranei divennero prigioni.

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All’inizio del XVIII secolo, durante la congiura di Macchia, il castello fu devastato e iniziò un periodo di declino, fino a quando Carlo di Borbone ne ordinò la ristrutturazione. Un successivo restauro, dal 1858 al 1861, a cura di Giovanni Riegler, mise in luce resti greco-romani ma alterò l’aspetto originario del castello.

Le sculture, i dipinti e il patrimonio librario

Castel Capuano - Riproduzione riservata
Castel Capuano – Riproduzione riservata

Un’area significativa è la Sala dei Busti, ornata di sculture in marmo degli avvocati napoletani e affrescata nel 1770 con allegorie delle province del Regno di Napoli da Antonio Cacciapuoti. Accanto si trova la Cappella della Sommaria, decorata nel Cinquecento con affreschi di Pedro Rubiales e stucchi, e negli spazi della Corte d’Appello sono ospitati dipinti di chiese chiuse al culto, restaurati e resi accessibili al pubblico grazie all’iniziativa della Soprintendenza.

Tra le opere presenti si segnalano il «Calvario» di Orazio Frezza e le «Allegorie della Passione di Cristo». Gli ambienti ospitano inoltre dipinti della «Sacra Famiglia» e ritratti di prelati legati alla Disciplina della Croce, un’antica confraternita napoletana. Alcune opere sono state oggetto di interventi conservativi per ripristinare la loro leggibilità, poiché in condizioni precarie a causa dell’assenza di manutenzione e precedenti restauri inadeguati. Inoltre, il 19 luglio 1896 fu inaugurata la Biblioteca del palazzo.

Fin dalla fondazione, questa istituzione e il patrimonio che vi è custodito, esprimono il vincolo intellettuale che storicamente anima il rapporto fra magistrati e avvocati. Nel 1936, l’intero patrimonio librario fu stimato degno di una maggiore e più ampia sede proprio per iniziativa del sindacato degli Avvocati e dei Procuratori e la scelta cadde sull’odierno Salone delle conferenze, la grande sala già luogo di riunione del Gran Consiglio ai tempi della Regina Giovanna I e poi aula della Gran Corte Criminale, dove furono celebrati i processi del 1848 e venne condannato a morte nel 1857 Luigi Settembrini.

L’architettura di Castel Capuano attuale

Oggi Castel Capuano mostra una commistione di stili architettonici, dovuti alle numerose trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. La struttura originaria normanna è stata infatti integrata e modificata con elementi gotici, rinascimentali e barocchi, a testimonianza dei diversi periodi storici e delle dominazioni che si sono succedute.

La facciata esterna conserva ancora elementi medievali, con mura possenti e finestre strette e alte, tipiche delle strutture difensive dell’epoca normanna. All’interno, l’architettura si apre invece su ampi cortili e sale, con decorazioni che riflettono lo stile rinascimentale e barocco introdotto dagli Angioini e successivamente dagli Aragonesi. Il cortile interno è un esempio di progettazione rinascimentale, con archi e decorazioni sobrie, mentre gli interni presentano affreschi e decorazioni barocche.

Le leggende di Castel Capuano

Castel Capuano, è avvolto da leggende che amplificano il fascino misterioso della città. La sua lunga storia giudiziaria, che per secoli ha visto passare tra le sue mura processi e condanne, ha dato vita a racconti di fantasmi e presenze inquietanti, spesso legate ai tormenti dei prigionieri e alle sentenze della Gran Corte della Vicaria.

Una delle leggende più celebri è quella della «Sala delle Torture», un ambiente dove si ritiene siano avvenuti interrogatori estremi e sofferenze indicibili. Secondo le storie popolari, di notte si udirebbero ancora i lamenti e le grida dei torturati, un’eco spettrale che permea i corridoi del castello. Testimoni affermano di percepire presenze invisibili mentre attraversano queste stanze, come se gli antichi prigionieri fossero ancora lì.

Un’altra storia narra di una «Dama Bianca», fantasma di una nobildonna vittima di un complotto politico. Si dice che il suo spirito inquieto si aggiri per Castel Capuano in cerca di giustizia per le ingiustizie subite. Gli avvistamenti della Dama Bianca sono stati frequenti, contribuendo a rendere il castello una meta per appassionati di storie paranormali.

Tra le leggende spicca anche quella dei «Teschi Parlavanti», secondo cui nel sotterraneo si conservassero i teschi dei prigionieri giustiziati, capaci di rispondere a domande e di svelare segreti o predire il futuro. Sebbene oggi non ci siano tracce fisiche di questi teschi, il mito persiste, rivelando il folklore che permea questo luogo.

La «sposa maledetta»

Il racconto più sinistro però è quello di Giuditta Guastamacchia, la «sposa maledetta». La sua storia risale alla fine del Settecento, quando, giovane e vedova, intrecciò una relazione scandalosa con un sacerdote, Don Stefano D’Aniello. Per coprire il legame, il prete portò a Napoli un nipote sedicenne e lo convinse a sposare Giuditta. Quando il ragazzo scoprì la relazione tra sua moglie e il prete, minacciò di rivelare tutto. Giuditta, allora, orchestrò un piano: fece credere al padre di essere stata maltrattata dal marito e, con l’aiuto del prete, architettò l’omicidio.

Il giovane marito fu strangolato, smembrato e i suoi resti dispersi per evitare che il delitto fosse scoperto. Tuttavia, uno dei complici, un barbiere, venne catturato e, sotto interrogatorio, confessò tutto. Giuditta fu arrestata, processata e condannata a morte. Dopo l’esecuzione, testa e mani le furono amputate ed esposte al pubblico per ammonire la popolazione. Ogni anno, nell’anniversario della sua esecuzione, si dice che il fantasma di Giuditta appaia nelle sale buie del castello, incapace di trovare pace. Il mito della «sposa maledetta» è legato anche al Museo di Anatomia di Napoli, che conserva il cranio di Giuditta, studiato dagli antropologi criminali secondo le teorie di Lombroso.

Castel Capuano oggi

Per molti secoli, Castel Capuano è stato sede dei Tribunali della città, tanto da essere conosciuto come «Il Palazzo di Giustizia». Le sue sale e corridoi hanno ospitato corti di giudizio, uffici e prigioni, rendendo il castello un centro di vita giuridica e politica di Napoli. Il trasferimento del Palazzo di Giustizia negli anni ‘90 ha liberato la costruzione dalla funzione giudiziaria, restituendolo al patrimonio culturale della città.

Oggi, l’edificio è destinato a divenire un importante centro culturale, anche se sono ancora in corso interventi di restauro per recuperare e valorizzare i suoi ambienti storici. Grazie ai progetti di restauro e valorizzazione, potrà continuare a essere visitato, riscoperto e potrà continuare a raccontare le sue storie, sia quelle ufficiali che quelle più misteriose, alle future generazioni di napoletani e visitatori. Da Maggio 2023 è sede operativa della Scuola Superiore della Magistratura.

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