Gli step che hanno portato ai quattro arresti. Il profilo del colonnello dei carabinieri accusato del delitto
Quattordici anni di indagini hanno portato, finalmente, a una svolta. Quattro persone arrestate per l’omicidio del «sindaco pescatore» di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre 2010. Tra i destinatari delle ordinanze il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e ma anche un altro carabiniere, l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi, già finito in manette in un altro provvedimento con l’accusa di droga. Il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Roma ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere.
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Gli step dell’inchiesta
Era il luglio del 2022, quando le indagini subirono una virata in questa direzione. I carabinieri del Ros e i militari della compagnia di Salerno eseguirono perquisizioni a carico di 9 persone, tutte indagate per omicidio e traffico di droga.
Angelo Vassallo, secondo la procura di Salerno, retta da Giuseppe Borrelli, sarebbe stato ammazzato perché voleva denunciare un giro di droga che avrebbe coinvolto il porto di Acciaroli, il mare della sua terra, nel Cilento. Tra gli indagati spiccò Fabio Cagnazzo, la cui casa, a Frosinone, fu perquisita. L’altro era l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, già indagato per il passato perché coinvolto in un traffico di droga al Parco Verde di Caivano. Angelo Vassallo fu ucciso perché voleva fermare la droga, ammazzato con 9 colpi di pistola, 7 dei quali andarono a segno. Fu ucciso mentre rientrava a casa, dopo aver lavorato.
Chi era Angelo Vassallo
Sindaco per tre mandati (dal 1995 al 1999, dal 1999 al 2004 e dal 2005 al 2010), nel 2010 si era presentato per un quarto mandato: unico candidato, rieletto il 30 marzo con il 100% dei voti validi, 76,55% dei votanti (1286 voti su 1680 votanti, con 394 schede non valide, incluse le bianche), a fronte di un’affluenza votanti del 72,4% degli aventi diritto. Era stato soprannominato sindaco-pescatore per il suo marcato ambientalismo. Sue le decisioni di impedire che l’intera zona tra Acciaroli, Pollica, Pioppi (cuore della Dieta mediterranea) fosse investita da colate di cemento. Vassallo era stato il presidente della Comunità del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
La tesi della Procura
La Procura di Salerno parlò anche di depistaggi per le prime indagini «indirizzate verso soggetti estranei al fatto delittuoso». Furono messe in atto una «serie di attività investigative, poste in essere nella fase immediatamente succesiva alla commissione del delitto, in assenza di delega» da parte della Procura stessa, «competente all’accertamento dei fatti». Si trattava, in pratica, dei video delle telecamere di videosorveglianza del porto di Acciaroli, che furono acquisiti da Cagnazzo, di sua iniziativa, poche ore dopo il delitto. L’omicidio di Angelo Vassallo fu determinato dal tentativo del sindaco-pescatore di fermare e denunciare un traffico di droga, di cui era venuto a conoscenza, che avrebbe coinvolto il porto di Acciaroli.
Il 7 luglio dello stesso anno il Ros consegnò all’Antimafia di Salerno un’informativa, nella quale si evidenziava come, il 23 novembre del 2010 la figlia di Vassallo, sentita in procura, raccontò di un incontro con Cagnazzo pochi giorni dopo la morte del padre. Nel verbale di interrogatorio, Giusy Vassallo riferì di aver ritenuto di informare Cagnazzo di aver avuto voce di un suo coinvolgimento. La figlia di Vassallo e il colonnello dei carabinieri, in passato, hanno avuto una relazione. La donna disse: «La reazione di quest’ultimo mi sorprese. Cagnazzo si mise a ridere e mi disse di andare a riferire queste cose alla procura».
Cagnazzo: mere illazioni e suggestioni
All’epoca, dopo aver avuto notizia di essere stato iscritto nel registro degli indagati, Cagnazzo emise una nota stampa in cui si leggeva: «Come ho riferito al mio legale di fiducia avvocato Ilaria Criscuolo, l’atto garantito per me è una liberazione perché per oltre dieci anni ho convissuto con una spada di Damocle sul capo, a causa di accuse del tutto infondate e frutto di mere illazioni e suggestioni che saranno finalmente e definitivamente chiarite, nonché a causa della devastante gogna mediatica che ne è conseguita. Tutto ciò ha irrimediabilmente minato la mia serenità familiare e la mia carriera. Ora potremo discutere di tutta la vicenda nelle sedi opportune. Sono serenissimo e come sempre a disposizione della giustizia». A distanza di circa due anni, sono arrivate le manette.
Il profilo di Cagnazzo
Ma chi è l’ufficiale dei carabinieri finito in manette perché ritenuto coinvolto nell’omicidio di Angelo Vassallo? Originario di Aversa, Fabio Cagnazzo proviene da una famiglia di carabinieri. Dopo aver frequentato la Nunziatella, è stato allievo all’Accademia Militare di Modena, insieme ai fratelli. Il padre, Domenico, generale, fu uno dei militari ad aver arrestato nel 1983 Enzo Tortora, accusato falsamente da alcuni pentiti di essere in affari con la camorra.
Fabio Cagnazzo, per anni, è stato a capo del nucleo operativo di Nucleo operativo del gruppo di Castello di Cisterna, lo stesso in cui militava Lazzaro Cioffi. La squadra di Cagnazzo era di quelle più temute dalla criminalità organizzata. Poi, nel 2010, l’improvviso trasferimento a Foggia. I motivi non furono mai resi noti.
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