Foti: «La pretesa, da parte di alcuni, di sostituirsi al Parlamento è fuori luogo»
La Libra ha raccolto un altro gruppo di migranti da trasferire in Albania: si tratterebbe di 6-8 persone al momento, a quanto filtra. In Italia, però, i giudici continuano a non convalidare i trattenimenti nei centri, nonostante il decreto legge approvato in tutta fretta dal governo lo scorso 21 ottobre che ha riformulato la lista dei Paesi sicuri. Una pronuncia è arrivata ieri dal tribunale di Catania ed ha riguardato tre egiziani e due bengalesi. Insorge il vicepremier Matteo Salvini, che accusa: «Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!». Il braccio di ferro giudici-governo continua, dunque.
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Non è stato risolutivo il decreto scritto dal governo dopo la bocciatura del trattenimento dei primi 12 migranti portati in Albania. L’obiettivo era superare con un provvedimento di legge la sentenza della Corte europea di giustizia dello scorso 4 giugno che ha fissato paletti più stringenti perché un Paese possa ritenersi sicuro. Martedì scorso il tribunale di Bologna aveva rinviato proprio alla Corte Ue il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale: la richiesta è di chiarire se debba prevalere la normativa comunitaria oppure quella italiana.
Egitto e Bangladesh
Ieri sono stati i giudici di Catania ad infliggere un nuovo colpo al provvedimento del governo. Una lista di ‘paesi sicuri’, scrivono, «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di questa «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». È «uno dei Paesi in cui si applica la pena di morte e nel quale il numero delle esecuzioni è fra i più alti del mondo». Vi si sono «verificati anche recentemente casi di detenzioni arbitrarie e arresti senza mandato da parte delle forze di polizia, è comune la pratica della detenzione preventiva e non sono infrequenti le sparizioni forzate».
Analoga valutazione è stata fatta per il Bangladesh e non è così stato convalidato il trattenimento di cinque richiedenti asilo. Una decisione simile a quella di Bologna è stata poi presa anche dal tribunale di Roma, che ha sospeso l’efficacia del diniego della richiesta di asilo di uno dei 12 migranti che erano stati trasferiti in Albania. Il nuovo decreto è stato rinviato alla Corte di giustizia europea sollecitando una risposta urgente.
Protesta la maggioranza
Oltre al segretario della Lega, interviene il partito della premier Giorgia Meloni. «La pretesa, da parte di alcuni giudici, di sostituirsi al Parlamento è fuori luogo poiché costituisce una pericolosa ingerenza nel procedimento legislativo», afferma il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti. Per il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, «ormai è evidente: una certa magistratura vuole dettare l’agenda delle politiche migratorie sostituendosi al Governo. Il che è inaccettabile».
Replica l’opposizione
«Chiediamo al governo di smetterla con questo gioco pericoloso per le istituzioni. Evitate altri inutili sprechi e interrompete il nuovo trasferimento», ha detto Matteo Mauri (Pd). Le pronunce dei giudici non fermano, comunque, il piano Albania. La Libra, dopo il flop del primo viaggio, ha recuperato oggi un altro piccolo gruppo di richiedenti asilo. Dopo lo screening a bordo saranno trasferiti a Shengjin per essere sottoposti alla procedura accelerata di frontiera; da lì andranno poi al centro di Gjader. Bisognerà però vedere se il tribunale di Roma convaliderà i trattenimenti. Visti i precedenti, sembra difficile. Cosa succederà allora?
Piantedosi: «Sono fiducioso»
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi non si scompone. Il Viminale ha presentato ricorso in Cassazione contro le prime mancate convalide. Per quelli dopo il decreto sui Paesi sicuri sarà la corte d’appello a decidere. «Sono fiducioso», ha detto il ministro. «Tutte le questioni di diritto – ha aggiunto – sono opinabili nell’ambito giudiziario. Il progetto Albania comunque proseguirà. Nel 2026 sarà un regolamento europeo che entra in vigore sul quale i Paesi di frontiera come l’Italia sono obbligati. Quello che abbiamo fatto è un investimento necessario per predisporci in anticipo rispetto all’applicazione di una normativa europea e c’è tutta l’Europa che guarda a questa applicazione con molto interesse».