«Il castello della paura», al via la rassegna de “Il Demiurgo” ispirata a Dante Alighieri

di Chiara Langella

Il direttore artistico Franco Nappi a ilSud24.it: «Vi racconto il mio inferno»

Franco Nappi, all’anagrafe Francescoantonio Nappi, classe 1984, attore, regista, autore e direttore artistico de «Il Demiurgo», casa di produzione teatrale, ci accompagna nella scoperta del Festival horror, ispirato alla letteratura britannica dell’Ottocento che andrà in scena da domani, 31 ottobre, al 3 novembre al Castello Lancellotti sito a Lauro.

Abbiamo, però, posto al nostro protagonista, alcune domande per comprendere il suo percorso artistico ed umano in quanto spesso, i lavori dedicati all’arte diventano collante della propria spina dorsale, diventando scelte di vita ed ispirazioni per essa.

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Una lente per mettere a fuoco la realtà

«L’ho scelto, assecondando le mie passioni e i miei desideri: credo che la vita sia troppo breve per sprecarla a far cose che non amiamo. Credo si debba assecondare quel fuoco che brucia in ciascuno di noi, indipendentemente da quale sia la direzione in cui bruci. Quindi ho seguito quel fuoco. Per scelta. E l’ho alimentato. A quel punto s’è tramutato in un’esperienza: complessa. Sofferta forse. Senz’altro viva».

«Che poi, in fondo, dal teatro non cercavo che questo: per me il teatro è una lente, con la quale metto a fuoco la realtà, i miei pensieri, le mie idee, i miei sogni. Senza il teatro la realtà non riuscirei a capirla. Non potrei capire me stesso. Il mio lavoro, nel quotidiano, è una condanna. Mi costringe a ritmi folli, a fare i conti con stress continui e una grande pressione. Tutto questo si riflette sulla vita quotidiana ma ho in programma di riuscire a separare il personaggio dalla persona, per ritagliarmi momenti fondamentali per ricaricarmi e dedicarmi alla vita privata».

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La strada scelta

Le prime volte sul palco, quando hai capito cosa volessi fare nella vita?

«Ho cominciato con compagnie amatoriali. Ma la verità è che già allora volevo fare l’attore. Voglio far l’attore da sempre, da quando ho ricordi. Il palco non mi fa paura. Mai. È parte di me. E io parte di lui. Il giudizio mi terrorizza, nella vita come in scena. Ho cominciato prima a recitare. Poi a scrivere. Dirigere molto dopo. E quasi esclusivamente per l’esigenza di veder le storie che avevo scritto raccontate come piaceva a me. Non amo molto dirigere, sarò onesto».

L’affluenza dell’utenza è sempre stata molto attiva. Attori d’eccellenza sono passati spesso nel vostro viaggio senza tempo creando una vera e propria famiglia che ogni anno porta a casa risultati enormi ed abbracci di vita importanti. Come nasce il Demiurgo, ormai attivo sul territorio campano da oltre dieci anni, con innumerevoli numeri di partecipanti ai vostri spettacoli, in giro per l’Italia?

«Il Demiurgo nasce dalla mia voglia di avere uno strumento creativo per dar corpo alle mie idee, assieme a Emilia Esposito e Salvatore Grasso e poi, successivamente, con Chiara Vitiello, è nato un progetto sempre più ambizioso e importante. Il castello della paura è stato il nostro primo evento: la passione per la letteratura gotica ci ha ispirato, e la voglia di raccontare storie originali in luoghi inusuali ha fatto il resto, creando un format che negli anni ci ha enormemente identificati. È proprio vero, confrontarsi con attori, autori, registi di fama nazionale ed internazionale, arricchisce non solo l’entourage lavorativo ma soprattutto umano; si trascorrono tante ore insieme e raccontarsi è il migliore aggancio per affrontare al meglio prove, spettacoli ma soprattuto il quotidiano».

Il viaggio artistico

Qual è stato lo spettacolo, da attore, da regista e d’autore, che ha influenzato maggiormente il tuo viaggio artistico?

«Non ho alcun dubbio: Big Fish. Scritto e diretto da Andrea Cioffi: mi ha fatto scoprire delle corde attoriali che non credevo d’avere. Da autore, invece, sono molto legato a Frankenstein: una favola nera, una mia rilettura del classico di Mary Shelley, e a Charlie Chaplin. Dal punto di vista registico sono molto legato a Il ritratto di Dorian Gray, prodotto dal demiurgo. Anche se lo spettacolo più importante che abbia mai fatto è ‘Sia nel giusto, sia nel torto’. Ma il motivo, col teatro, c’entra poco».

Nonostante la giovane età in quale di queste figure sopra citate ti senti più a tuo agio e soprattutto quando l’ego diventa deleterio nella figura attoriale e quanto possa incidere nel percorso lavorativo? Come bilanciare ciò?

«Io mi sento un cantastorie: posso raccontare le mie storie con la voce e il corpo se faccio l’attore, con l’inchiostro se scrivo, con le immagini se dirigo. Ma in fondo io faccio sempre la stessa cosa: racconto storie. A chiunque voglia ascoltare. Ogni attore è egocentrico, è egoista. Chiunque dica il contrario mente. Però poi c’è la relazione e l’intesa col compagno di scena, la necessità di raccontare, di stare assieme ai colleghi e agli attori. Finché questi elementi restano preponderanti tutto funziona. Se invece si resta concentrati su se stessi, semplicemente, il racconto si inceppa. E perde senso e credibilità».

Le relazioni lavorative

Cosa significa lavorare in team, preparare uno spettacolo, la scenografia, i costumi e cosa significa essere da soli vivendo un monologo?

«Il lavoro di relazione consente una ricerca fatta d’osmosi, di rapporto, che permette di nutrirsi anche delle emozioni degli altri e di farle proprie. Lavorare da soli è come essere senza paracadute, dal punto di vista pratico ma anche emotivo: scavare dentro di sé, lavorare solo sulle proprie emozioni. È rischioso. È folle. Ma estremamente divertente. Il teatro è finzione. L’abilità dell’attore deve essere quella di trovare sincerità in quella finzione»

Come si scrive uno spettacolo e come capire il linguaggio più giusto, tale da arrivare a ogni pubblico?

«Ah proprio non lo so… posso dire quel che faccio io: le storie le penso, le scrivo e… basta. Prendono corpo. L’unica regole che mi impongo è quella di creare personaggi ben strutturati. E poi lasciarli liberi di agire, rispettandoli: non capisco gli autori che affidano ai personaggi le proprie idee. Il personaggio, una volta creato, va rispettato. Deve comportarsi in modo coerente a sé stesso, non in ossequio alle mie idee».

Quanto studio è previsto, quanta esperienza per sentirsi liberi da ruoli preconfezionati?

«Quelli che servono: non ci sono regole ne limiti. L’importante è non fermarsi, continuare costantemente a ricercare, nutrire la mente e la fantasia. Senza sosta, senza sentirsi mai arrivati o “pronti”».

Quattro giorni all’insegna del brivido al Castello Lancellotti

Il calendario di Halloween de «il Demiurgo»

Come di consueto «Il Demiurgo» dedica Halloween a trasformare location meravigliose in inquietanti palcoscenici per spettacoli all’insegna del brivido: quest’anno è la volta del Castello Lancellotti, che ospiterà quattro spettacoli diversi tra il 31 ottobre e il 3 novembre

Le porte dell’inferno

Il 31 ottobre “Le porte dell’inferno”. L’inferno di Dante macabro come non l’avete mai visto: le storie più cruente e macabre (Pier delle Vigne, il Conte Ugolino, Paolo e Francesca…) raccontate in una chiave suggestiva e orrorifica, accompagnate da ballate dark ispirate alle terzine dantesche. In scena Franco Nappi (che cura anche la regia e la drammaturgia), Chiara Barassi, Roberto Matteo Giordano, Sara Missaglia, accompagnati dalle suggestioni musicali e dalla voce di Anna Maria Bozza.

Sleepy Hollow e altri racconti

Il primo novembre è la volta di “Sleepy Hollow e altri racconti”: una serata dedicata al genio di Tim Burton che porta in scena leggende dark che hanno ispirato il geniale cineasta: La Leggenda di Sleepy Hollow, Sweeney Todd, Edward mani di forbici. Regia e drammaturgia ancora affidate a Nappi, che sarà in scena con Chiara Barassi, Simona Pipolo, Esmeraldo Napodano e Roberto Matteo Giordano. Musiche di Anna Maria Bozza.

Frankenstein: una favola nera

Il 2 novembre, invece, in scena il classico della letteratura horror “Frankenstein: una favola nera”. Regia di Chiara Vitiello, in scena assieme a Daria D’Amore, Franco Nappi, Marco Serra, Dario Barbato.

Il patto dell’alchimista: le leggende della Napoli antica

Si chiude il 3 novembre: le leggende nere del Principe di San Severo, di Maria La Rossa e di Maria D’Avalos prendono corpo nello spettacolo “Il patto dell’alchimista: le leggende della Napoli antica”. In scena, per la regia di Chiara Vitiello, Simona Pipolo, Marco Serra, Chiara Vitiello, Franco Nappi, Anna Maria Bozza.

Informazioni

Gli spettacoli sono itineranti con sedute: ci si sposterà nelle sale del castello ma il pubblico fruirà ogni parte dello spettacolo comodamente seduto.

Ci saranno repliche alle ore 18:30, 20:00 e 21:30, e il biglietto costerà 15,00 euro a persona. A meno che non si scelga di acquistare il mini abbonamento: € 40,00 per 4 spettacoli. Info e prenotazioni: www.ildemiurgo.it oppure info.demiurgo@gmail.com. Tel: 351 483 3449

Tracce del Castello Lancellotti

Il Castello Lancellotti è situato a Lauro (AV), nei pressi di Nola, sul «primo sasso» del Vallo di Lauro, Castello Lancellotti è una delle più suggestive residenze d’epoca della Campania. Completamente ricostruito nel 1870 per opera del principe Filippo Lancellotti, dopo essere stato dato alle fiamme dai repubblicani francesi nel 1799, il Castello presenta elementi in stile gotico, rinascimentale e barocco con due cortili, in uno dei quali vi è una fontana realizzata con materiali architettonici di epoca romana, ed un giardino all’italiana con piante di bosso.

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