È di Ercolano, raggiunto da ordinanza. Risponde di detenzione e porto in luogo pubblico di arma da sparo, aggravati dal metodo mafioso. Indagato un altro uomo
È accusato di detenzione e porto in luogo pubblico di arma da sparo, aggravati dal metodo mafioso. L’ercolanese Ernesto Maiorano, 26 anni, avrebbe partecipato al raid a colpi di pistola contro lo stabilimento balneare di Portici «Lido Arturo», nel novembre del 2023 di Ercolano. Nell’occasione furono esplosi sette colpi di pistola malgrado fossero presenti tre operai che lavorano nella struttura.
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I carabinieri della tenenza di Ercolano hanno dato esecuzione a un’ordinanza in carcere nei confronti del 26enne che non risulta inserito in organizzazioni malavitose, benché figlio figlio di Antonio Maiorano, affiliato al clan Birra-lacomino, contrapposto al clan Ascione-Papale, ucciso il 19 gennaio del 2011 in un agguato di camorra. Un omicidio che fu inserito nell’ambito della seconda tra i Birra- di cui Antonio Maiorano era esponente insieme al fratello Pasquale – e il clan Ascione.
Il raid a Portici
Il raid a Portici è stato eseguito in sella a uno scooter rubato guidato dal 26enne. Il passeggero (solo indagato e non raggiunto da ordinanza) è il fratello di un collaboratore di giustizia che, un tempo, era in quota Vollaro. Dopo la segnalazione di spari, il titolare della struttura contattò il 112z i carabinieri, intervenuti sul posto, recuperarono, all’esterno dello stabilimento balneare, 4 bossoli calibro 9 x 21. Nel pannello coibentato di recinzione dello stabilimento, c’erano 7 fori di proiettile.
Il titolare riferì che non aveva ricevuto alcuna richiesta estorsiva e che escludeva potesse trattarsi di un’azione rivolta contro gli operai, che conducevano una vita tranquilla. A incastrare Maiorano e il complice sono state due telecamere (quelle installate presso un esercizio commerciale e quelle installate presso un cantiere edile). Nei video fu notato uno scooter (risultato rubato) e i due uomini in sella.