«Servono soldi per i carcerati»: così è stato incastrato Vincenzo Belluno

di Enrico Biasi

È il figlio del defunto ras Mario, esponente dei Grimaldi di Soccavo: per i pentiti raccoglieva le estorsioni per conto del boss Antonio Scognamillo

Denunciato dalla vittima, a finire in manette è stato Vincenzo Belluno. Si era presentato da un piccolo imprenditore di Soccavo pretendendo una somma di denaro non specificata. Non solo. Aveva fatto capire al malcapitato di appartenere a un clan. Accadeva tutto il 28 agosto dello scorso anno, lo stesso giorno in cui l’imprenditore si è recato dai carabinieri. L’indagato si era presentato al negozio in assenza del titolare e aveva chiesto al dipendente di contattarlo perché doveva «dirgli un cosa». Si trattava di «qualcosa per i carcerati». Le indagini sono scattate subito e l’uomo è stato identificato.

Vincenzo Belluno, alias «Squaglietta» è un volto noto alle forze dell’ordine da molti anni. L’ultimo arresto risale al 2020. Fu fermato insieme ai figli dopo una rapina in un’abitazione di Posillipo. I tre, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si erano introdotti nell’appartamento sorprendendo la coppia di proprietari e facendosi consegnare denaro e altri oggetti di valore. Quindi si erano dati alla fuga. Anche in quel caso, attraverso le telecamere ‘cattura targhe’, gli investigatori riuscirono a risalire al veicolo usato e a bloccarlo in via Montagna Spaccata.

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Prima ancora, nel 2014, sfruttando un permesso premio rilasciato dal carcere dove era detenuto, fu ‘pizzicato’, insieme a un complice dopo aver messo a segno un colpo nella zona di Bacoli. I due furono bloccati dopo una ‘caccia all’uomo’ per le campagne dell’area. Nel tentativo di sfuggire alla cattura, infatti, Belluno e il complice erano andati a sbattere con l’auto contro un muro e quindi si erano dati alla fuga a piedi. Tuttavia, furono localizzati e ammanettati, mentre la refurtiva fu riconsegnata ai legittimi proprietari.

Nel 2010 fu arrestato, ancora 29enne, dai poliziotti del commissariato di Poggioreale. Belluno era irreperibile da un paio di anni e si era allontanato da Giugliano dove doveva risiedere con obbligo di dimora. Si era rifugiato in via della Bussola nel quartiere Poggioreale; si nascondeva in un «covo» realizzato con modifiche strutturali di alcune «cantinole»; Era stato colpito da due provvedimenti restrittivi scaturiti da altrettante condanne.

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Il ras Mario, alias «Squaglimaronna»

Non è tutto. Vincenzo Belluno è il figlio del defunto ras Mario, noto con il soprannome di «Squaglimaronna» e ritenuto all’epoca organico ai Grimaldi di Soccavo. Deceduto alcuni anni fa, Belluno senior, anche come confermato dai pentiti era la persona incaricata dai soccavesi di raccogliere le estorsioni per conto del boss Antonio Scognamillo, noto come ‘Tonino ‘o parente’, esponente di rilievo dell’organizzazione.

Di lui parlò il collaboratore di giustizia Bruno Rossi, detto «il corvo», che della nuova mafia flegrea era il capo: «Belluno – spiegò ai magistrati – si è sempre interessato, inizialmente e prima del 1990, delle estorsioni per conto del clan Grimaldi e successivamente per la vendita di sostanza stupefacente del tipo cocaina e hashish per conto di Tonino ’o parente e dei fratelli Bernardo, fino a quando erano in buoni rapporti e, successivamente alla rottura dei rapporti tra Antonio Scognamillo e i Bernardo, per il solo Tonino o parente».

Nel dicembre del 2008 la polizia sequestrò tre lussuosi appartamenti nel cuore del quartiere bene di Soccavo, in una palazzina di via Franza, a lui riconducibili. Sotto sequestro finì anche un appezzamento di terreno dell’estensione di circa 1000 metri quadri; un altro appartamento di 5 vani con cantinola; 57 box auto-depositi; una autorimessa; 3 libretti di deposito e di conto corrente accesi presso vari istituti bancari; quattro autovetture (tra cui una potente ‘Audi Q7 3.0’ del valore di circa 50mila euro) e un motociclo.

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