La consigliera regionale a ilSud24: «Costa e Fico due figure deboli. La Campania se la spartiranno a Roma»
Attacca Grillo, risponde Conte. Da circa due mesi sta andando avanti senza sosta la battaglia tra il fondatore del Movimento 5 Stelle e il presidente attuale. Battaglia che sul campo non ha risparmiato niente e nessuno. In ballo tutti i principi fondanti dei pentastellati, che in realtà si sono già persi da un po’. Pomo della discordia è la Costituente che Giuseppe Conte ha voluto per il prossimo novembre e che dovrebbe rimettere in discussione tutto, politiche, secondo mandato e finanche il nome e il ruolo di Beppe Grillo.
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Tutto ciò però non è piaciuto a quest’ultimo che è arrivato addirittura, come un buon nonno di famiglia insieme ai nipotini, a rinvangare i vecchi tempi. «Un ripensamento tardivo di Grillo e anche un po’ menzognero» afferma a ilSud24.it la consigliera regionale della Campania Maria Muscarà, ex esponente del Movimento che già dall’inizio della legislatura ha scelto di aderire al gruppo misto in totale dissenso con il nuovo corso voluto oggi dai due litiganti.
I segnali di una deriva
«Tutto quello che lui sta dicendo adesso – spiega la Muscarà – noi glielo abbiamo detto personalmente in occasione, ad esempio, sia dell’alleanza con la Lega, sia dell’alleanza con il Pd. Persino quando ci furono le votazioni a Napoli e il Movimento 5 Stelle strinse l’accordo con le altre 12 liste per eleggere Manfredi, i movimentisti, quelli ai quali lui fa riferimento adesso con l’occhio sentimentale, fecero una lista che si chiamava “No Alleanze”, alla quale era a capo l’ex consigliere Brambilla, che riprendeva i valori del Movimento 5 Stelle».
«Andammo da lui a dirgli: “Grillo, dacci il simbolo, perché quello che stanno facendo Fico e compagnia bella non è più nell’anima del movimento. Dacci il simbolo che dentro ci stanno tutti quelli del vecchio gruppo che credono ancora ai valori fondanti”. Lui non ce lo diede e lo consegnò a Fico che ha fatto l’accordo con Manfredi. Adesso che credibilità può mai avere Grillo?».
«Era stato fatto un lavoro con gli stati generali che avevano deciso che non doveva esserci un capo supremo. Che la democrazia doveva essere distribuita e che bisognava sentire sempre la base, non decidere e poi far arrivare la decisione con una finta votazione su Rousseau, che pure si è perso. Quando gli stati generali sono stati cancellati da Conte, lui dov’era?»
Per la Muscarà Grillo ora deve essere «contento dei 300.000 euro che gli dà il suo Movimento 5 Stelle l’anno» e smetterla «di fare il “pentito” perché non è più credibile. A meno che non dichiari: “Ho sbagliato tutto, non vi ho ascoltato in quest’occasione e anche io ho fatto parte del sistema”. Allora forse potrebbe esserci qualcuno che lo segue ancora».
Il silenzio di Roberto Fico
Grillo sembra voglia far passare il messaggio che la sua battaglia sia una battaglia per recuperare il vecchio slancio politico del movimento, ma sono pochi quelli che ci credono.
«Lui si è visto sottrarre qualche potere. Vogliono mettere da parte Conte e fare un finto movimento, forse. Non so quale è la vera motivazione, ma sotto c’è qualcosa», sottolinea la consigliera che è d’accordo con l’ex esponente grillino Luigi Di Maio secondo cui si tratta semplicemente di un gioco di potere «perché, spiega la Muscarà, Conte è stato fortemente indebolito da tutte le azioni che ha compiuto fino adesso. Ma anche lo stesso Di Maio ha perduto credibilità. In tutta questa diatriba, anche su Napoli, l’unico che tace è Fico. Che non si vuole sporcare. Vuole uscire, secondo lui, indenne da questa bagarre. E sta zitto».
Proprio su questo, c’è chi dice che Roberto Fico stia aspettando la fine del mandato di De Luca. Che vorrebbe candidarsi come presidente del campo largo o almeno del Movimento 5 Stelle. Ma anche l’ex ministro Costa ha dato la sua disponibilità.
«Per me sono due personaggi estremamente deboli, dal punto di vista caratteriale e da quello politico. Costa lo abbiamo visto come Ministro dell’Ambiente, tranne il bonus biciclette non si è segnalato per nessuna azione positiva. Fico, idem. Credo che a chi andrà la Regione Campania sarà deciso a Roma. In altri tavoli si deciderà se la Puglia va alla sinistra, se la Campania va alla destra. Insomma, le Regioni che vanno al voto come se le devono spartire. E in quell’occasione decideranno se mettere un candidato forte o un candidato debole. Sempre che De Luca non gli rompa i giochi e dica: “sai che c’è di nuovo, faccio quello che voglio io e faccio un partito mio”» chiosa la consigliera.