Caivano, punito per il sospetto di una ‘soffiata’: «La gente deve temere i killer non gli sbirri»

di Enrico Biasi

Il retroscena raccontato nel corso della conferenza stampa sui 50 arresti negli Angelino-Gallo. Gratteri: «Clan decapitato, non conosciamo altri soggetti emergenti»

«La gente qui deve avere paura dei killer, non degli sbirri». Una frase pronunciata da Massimo Gallo, duumviro del cartello che porta il suo nome insieme ad Antonio Angelino, detto Tibiuccio. Erano loro a gestire il territorio di Caivano in maniera tanto capillare, non consentire sbavature. Il sospetto di una «soffiata» portò a un raid intimidatorio nei confronti di un residente del Parco Verde al quale fu completamente distrutta l’auto. Secondo il clan, l’uomo aveva riferito alle forze dell’ordine in merito alla presenza di un laboratorio per la lavorazione della droga. Laboratorio poi scoperto e sequestrato.

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A raccontare la vicenda è il comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, il maggiore Andrea Coratza, intervenuto nel corso della conferenza stampa organizzata nella sede della Procura di Napoli per illustrare i dettagli dell’indagine che ha portato all’arresto di 50 persone per traffico e spaccio di droga a Caivano. Coratza ha riferito l’episodio dimostrativo «della forza di intimidazione del clan».

I carabinieri hanno trovato e sequestrato un laboratorio nel quale veniva lavorata la droga, al cui interno sono state trovate e sequestrate anche armi. Dopo il sequestro, Massimo Gallo ha ordinato una spedizione punitiva nei confronti di un residente del Parco Verde, sospettato di aver fornito la soffiata alle forze dell’ordine e al quale il clan ha distrutto l’automobile.

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In un’intercettazione, il capoclan chiarisce la sua posizione circa il clima di intimidazione che doveva esserci nel quartiere nei confronti dell’organizzazione criminale: «Devono avere paura dei killer, non degli sbirri», dice Gallo, «come ad affermare il fatto che la consorteria criminale sentisse il territorio come proprio», ha sottolineato Coratza. Il clan Gallo-Angelino ha subito quattro offensive da parte dell’Antimafia e, di fatto, ad oggi, sembra sia stato decapitato. Ma la camorra è come un’idra. Una nuova testa spunta sempre, prima o poi.

«Non è più la piazza più grande d’Europa»

Il tenente colonnello Paolo Leoncini, comandante del gruppo Carabinieri di Castello di Cisterna ci ha tenuto a specificare: «Con le ultime operazioni e con quella di oggi, con la quale sono stati arrestati i gestori di oltre 25 piazze di spaccio, il fenomeno del traffico e dello spaccio di stupefacenti a Caivano e in particolare nel Parco Verde non può più essere considerato quello di quando era definita la piazza di spaccio più grande d’Europa».

«Caivano – ha aggiunto Leoncini – non si può più considerare la piazza di spaccio più grande d’Europa», sottolineando come «nell’intera fascia nord della provincia di Napoli, dove opera il gruppo di Castello di Cisterna, viene posta l’attenzione e vengono monitorati i clan presenti negli altri comuni. Abbiamo operato in modo sistematico su Caivano e nel Parco Verde, ma è importante anche non concentrarsi solo in un’area. Bisogna fare attività di sistema e di contesto e garantire la copertura investigativa su tutto il territorio di competenza».

«Senza sponde la camorra smette di esistere»

Il punto della situazione lo fa anche il procuratore Nicola Gratteri: «In questo momento a Caivano c’è un clan decapitato e non conosciamo altri soggetti emergenti. Sta a noi continuare a stare su quel territorio e sta ai cittadini decidere se continuare a nutrire consenso alla camorra». Se la camorra non ha sponde, smette di esistere. Ad ogni livello. A partire dai cittadini, per finire alla politica.

«Ora sta a tutti noi fare scelte di campo – ha aggiunto Gratteri – perché la camorra esiste solo se si interagisce con essa. Se si finisse di interagire con la camorra, se si finisse di guardare la camorra, di relazionarsi, di salutarla, allora sarebbe l’inizio della fine. Fino a quando la gente comune si relaziona, finché se ti rubano una macchina invece di fare la denuncia ai carabinieri ti rivolgi al cavallo di ritorno, allora è un pozzo senza fondo e continueremo ancora negli anni».

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