Identificate le vittime di Latina. Disposta la riesumazione del corpo del 95enne morto nel Salernitano. Gli altri tre anziani deceduti sono stati cremati
«Ho ucciso quattro anziani che accudivo. Fermatemi, potrei farlo di nuovo». Furono le parole pronunciate al cospetto dei carabinieri e del pubblico ministero e arrivarono come una doccia gelata. Inquirenti e investigatori capirono che si trovavano al cospetto di un potenziale serial killer. Mario Eutizia, 48 anni, è detenuto dalla fine di agosto, da quando ha affermato di aver ucciso quattro anziani di cui avrebbe dovuto avere cura. Quei casi, quelle vittime, avevano dei nomi, ma non ancora tutte. Ne ricordava due, le altre no, perché risalivano a dieci anni fa.
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Almeno fino a ieri, quando a Eutizia è stata notificata una nuova ordinanza cautelare in carcere per le altre due vittime che sono state finalmente identificate. L’ultimo delitto, in ordine di tempo, sarebbe avvenuto il 4 marzo scorso a Vibonati, nel Cilento. La vittima si chiamava Gerardo Chintemi e aveva 95 anni. Al dicembre 2023 risale invece la morte a Casoria, in provincia di Napoli, di Luigi Di Marzo, 88 anni. Eutizia ha ammesso di aver ucciso Chintemi il 4 marzo del 2024. In quella casa era stato accolto il 5 dicembre dell’anno precedente, appena due giorni dopo l’omicidio di Di Marzo. Ad assumerlo, l’8 agosto del 2023, era stato il figlio dell’anziano.
I carabinieri hanno iniziato i riscontri e, per prima cosa, hanno contattato i parenti dei due anziani, constatando che Eutizia aveva effettivamente prestato servizio come badante in entrambe le abitazioni. Per giunta, a Vibonati, era stato anche denunciato dai carabinieri per aver rubato l’auto dell’anziano che avrebbe ucciso. Casi simili, sovrapponibili. Pazienti oncologici e affetti da demenza senile. I sedativi li prendevano abitualmente solo che, in dosi quadruple, anche i calmanti possono uccidere. Così come i farmaci antitumorali che lo stesso Eutizia, paziente oncologico, assumeva. Ne conosceva gli effetti letali in caso di assunzione lenta e continua di dosi massicce.
I nomi delle vittime di Mario Eutizia
Le altre due vittime risalgono al 2014, quando lavorava a Latina. Ne parlò nel primo interrogatorio. «Si ricorda i nomi delle persone, che lei ha assistito, ai quali ha prestato assistenza e che ha somministrato questi farmaci?» chiese il pubblico ministero, riferendosi alle vittime di Latina. Eutizia non ricordava, poi gli sovvenne un nome: «Adesso mi è venuto il nome del figlio, Salvadori».
Poi aggiunse: «L’altra non mi ricordo, ricordo solo che si chiamava Gabriella, ed era una donna. Si era una donna, quanto soffriva quella donna lei non immagina… Aveva avuto un ictus con un blocco renale; è morta in ospedale, a casa gli somministravo le medicine per non farla soffrire, e ho esagerato diciamo, però è morta lei morte sua naturale in ospedale». Eutizia specificò: «Io non volevo che morissero affogati quando soffrivano, si riempiono i polmoni d’acqua e si fa una brutta morte». Complessivamente, nella sua carriera di infermiere «abusivo», Eutizia ha avuto a che fare con una trentina di anziani ai quali ha prestato le proprie cure. Ma è andato oltre, trasformandosi in un angelo della morte.
Intanto, è stata fissata per la prossima settimana la riesumazione del corpo di Gerardo Chintemi, uno dei quattro anziani che Eutizia ha confessato di aver «aiutato» a morire. Il sostituto procuratore della Repubblica di Latina Marco Giancristofaro, che si occupa del supplemento delle indagini richiesto dal gip di Santa Maria Capua Vetere. Un’indagine che non potrà essere effettuata anche sulle altre tre presunte vittime del badante, dal momento che i cadaveri sono stati cremati dopo la morte.