Forcella, il 39enne Emanuele Catino risponde di resistenza e lesioni. Nel 2013 fu ferito in un raid di camorra nell’ambito dello scontro con la Paranza dei Bambini
Nel pomeriggio di giovedì, un agente del commissariato Dante, libero dal servizio, nel percorrere via dei Pellegrini ha notato un uomo a bordo di uno scooter che, a velocità sostenuta, stava effettuando manovre pericolose.
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Il poliziotto, dopo essersi qualificato, ha redarguito il conducente del mezzo invitandolo a tenere un comportamento in linea con il codice della strada, ma a quel punto, anziché fare ammenda, il conducente ha iniziato a minacciare il poliziotto aggredendolo, dapprima con il casco e successivamente con pugni e calci fino a quando, con non poche difficoltà e dopo una colluttazione è stato bloccato. Per tale motivo l’indagato, identificato per il 39enne napoletano con precedenti di polizia, è stato tratto in arresto per lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di Emanuele Catino, ritenuto vicino al clan Mazzarella.
Un volto già noto
Era il 1° marzo del 2013 quando, alle 4:30 all’ospedale Ascalesi si presentò accompagnato dal fratello Pasquale. Era ferito al collo e al fianco da colpi arma da fuoco. Riferì che, mentre si trovava in auto in via Colletta, era stato affiancato da due uomini armati di pistola in sella a uno scooter, che volevano l’orologio. Si trattava per giunta di un Rolex falso. Catino raccontò di aver reagito e di essere stato ferito.
Un ferimento strano, sul quale gli investigatori scoprirono altri retroscena. Quel raid fu inserito nello scontro tra Mazzarella e Paranza dei Bambini, l’allora nuovo cartello che intendeva riprendere il controllo delle attività illecite della zona di Forcella, Maddalena e Tribunali, che divenne più feroce proprio con il ferimento di Catino.
Il nuovo cartello raggruppava in sostanza i «vinti», animati da forte spirito di rivalsa, e in esso sono confluiti esponenti del clan Giuliano (disarticolato dagli arresti e dal pentimento dei capi storici), soggetti legati ai fratelli Brunetti, a Salvatore Amirante, alla famiglia Sibillo, tutti alleati al gruppo di Vincenzo Rinaldi. Motivo dello scontro erano gli introiti derivanti dalla gestione delle estorsioni, in particolare ai danni degli ambulanti a ridosso di piazza Mancini (la cosiddetta Duchesca), della Maddalena, nonché i lucrosi proventi dello spaccio, caduto sotto il controllo dei Mazzarella.