«Anche per te»: la lettera d’amore eterno di Gnut

Elegante ed apparentemente semplice nella sua struttura, concreta per arrivare non solo ai giovani

Cosa può lasciarci la perdita di una persona cara se non un vuoto incolmabile, la «fine» di un capitolo che inevitabilmente fa da rottura con quel passato che ci fa sempre sentire diversamente bambini, poi adolescenti… adulti. Un’elaborazione così devastante che definirla un lutto è a dir poco riduttivo, e a quel punto la rassegnazione prova a prendere spazio e a concedersi il lusso di prevalere senza alcuna richiesta ma è bloccante, e allora inizi a percepirla sul corpo, impregnata in ogni angolo di quelle mura che circolano, camminano dentro di noi.

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Sei solo, soltanto tu e il tuo crampo all’addome, a volte indossando una maschera, a volte… indossandone un’altra ancora, e quando il giorno e la notte si fermano, tutto torna più forte e sconcertante. Il tempo, un generatore di costruzione, ti concede ogni suo elemento, dai secondi alle ore, ai giorni. Un algoritmo sempre in picco.

Fino a quando la consapevolezza di aver vissuto quella persona venuta a mancare, ti ricorda,che se sei ciò che ad oggi vedi, è anche merito «suo». Detta così, non da probabilmente «il peso» di tante dinamiche, ma sappiamo che siamo ospiti su di un terreno fertile, che muove ogni nostro passaggio radicato. Per lutto, possiamo intendere tanti altri tipi di «chiusure», di cui, pur avendone ancora la chiave, l’unica soluzione sarà gettarla perché non più compatibile con ciò che siamo.

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«Anche per te» una «lettera d’amore» che Claudio Domestico, in arte Gnut , ci regala; un messaggio alla madre scomparsa, un «impossibile» dialogo per comunicarle che avrebbe lasciato spazio a quella felicità che la donna, desiderava per i suoi figli, e Claudio lo fa portando in musica, un’enorme senso di leggerezza ma cosi sottile da trarne ogni venatura, ogni vibrazione dal suo cantato alla sua chitarra toccando risonanze di elevata caratura umana. Stilisticamente sublime.

«E dall’amore riemerge amore», quello eterno, quello che ogni madre «conosce», e sa come «posizionarsi e farlo vivere» nella vita di un figlio. In un’intervista, l’artista afferma che «il modo più giusto, per onorare la perdita di qualcuno che ci ha amato tantissimo, è quello di essere felici».

«Anche per te» ci sembra «il modo più giusto», per onorare un argomento tanto delicato quanto angosciante, importante, spiegato attraverso una canzone per i giorni nostri, in una società così confusa, che probabilmente conosce più l’essere passivo che il dolore e lo fa attraversando un concetto saldo ed espresso in musica senza troppi giri di parole… attraverso l’amore. Elegante ed apparentemente semplice nella sua struttura, concreto per arrivare non solo ai giovani ma a tutti coloro che possono trarne una logica riflessione di vita. Riprendere una valigia di ricordi e farla viaggiare ancora e ancora.. essere felice per Lei.

Anche per te

(C. Domestico; musica: C. Domestico, P. Faccini)
tratto dal disco «Nun te ne fa»

Ti vedo in ogni giorno di sole
Nelle coperte calde se piove
Nel pane a mezzogiorno nel suo odore
In tutta la meraviglia che c’è

Ma ti vorrei parlare
Di quello che ora sono
E lo sono anche per te

Nelle parole giuste
Nel buon umore
Sei nelle mie domande
e nelle risposte pure
E nei miei occhi resta il colore
Ma adesso non mi basta

Ti vorrei parlare
e dirti che sto bene
Che sto bene anche per te
Ma ti vorrei parlare
Di quello che ora sono
E lo sono anche per te

Mi vorrei raccontare
e dirti che sto bene
Che sto bene anche per te

«Tracce» di Gnut

Claudio Domestico, cantautore, chitarrista, produttore e compositore di colonne sonore. Classe ’81, inizia a suonare la chitarra elettrica rifacendosi alle sue influenze musicali, il folk inglese di Nick Drake e John Martin, passando per la canzone napoletana, il Blues e la musica africana del Mali. Negli anni ha modulato l’idea musicale rendendola vicina alla sua persona, alla sua intimità.

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L’approccio verso Murolo, ha centrato la dimensione di Gnut con sonorità emozionali tanto dirette quanto delicate. Dall’italiano al napoletano, dalla linguistica cosi composta e affascinante al ritorno verso la lingua della sua terra natia. Radici che hanno influenzato le fusion blues, sonorità africane, di viaggi che hanno arricchito non soltanto l’animo umano ma quello artistico tale da rendere l’artista, una delle penne riconoscibili del territorio partenopeo e nazionale. Una sintesi poetica che attraversa la filosofia matematica e si traduce in arte. Un equilibrio spirituale tra testo e musica.

Realizza il primo disco «Di vento» (Blend’r/Venus) nel 2008, dopo aver ricevuto riconoscimenti ed innumerevoli apprezzamenti sui palchi dei principali festival indie italiani. Attraverso l’uscita del video del primo singolo «Esistere», arriva il magistrale riscontro della critica, del popolo sovrano, dei passaggi tv tanto che All Music, decide di dedicare uno speciale all’intero disco.

Le collaborazioni

Tante le collaborazioni che hanno attraversato gli anni musicali dell’artista, ne citiamo alcune che hanno inciso non solo dal punto di vista artistico, ma insindacabilmente umano; insieme ad Alessio Sollo (musicista, cantante) prende forma il disco «L’orso ‘nnammurato» nato da un precedente libro di poesie di Sollo, messo in musica da Gnut, un libro/ disco composto da 66 poesie 14, divenute canzoni, musicate e cantate da Gnut insieme alla sua band.

«Prenditi quello che meriti», album definito come una delle migliori realtà cantautorali italiane, e nel 2015 pubblica l’EP «Domestico», un condensato di intimità quotidiana, tra il folk e il pop tra registrazioni «made in casa» e magistrali musicisti presenti.

Nel 2018, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, con «Nu poco ‘e bene» iniziativa firmata da Fanpage, conferma qualità umane troppo «reali» da far commuovere tutto il web; fingendosi un cliente, dona qualche minuto alle «donne che vivono la notte», facendole salire in auto, un fiore e qualche nota di un brano che solo Claudio Domestico poteva scrivere.

«Nun te ne fa»

«Nun te ne fa» è il quarto lavoro discografico; non dare troppo peso ai problemi, traduzione di un titolo che consolida sia la napoletanità dell’artista, sia il pensiero basico del disco, che non vuole assolutamente risultare «in superficie» ma percepire ogni cosa in tutta la sua grandezza quanto nella sua piccola realtà, dandone il giusto peso anche quando un peso non c’è, e leggerezza, serenità, tra vicoli intrinsechi dell’anima dell’artista che dona attraverso un album da ascoltare quante più volte possibile, beh in effetti come un po tutti i lavori di Gnut, «un quadro» di indiscussa bellezza poetica.

Un lavoro iniziato nel 2014 con Alessio Sollo e il produttore inglese Piers Fraccini, già produttore del secondo album «Il rumore della luce» e anche arrangiatore di quest’ultimo; accoglie Gnut nella sua etichetta Beating Drum dal 2018, con l’uscita del vinile dell’EP «Hear my voice». Nun te ne fa, ha vissuto un vero e proprio excursus, trasferimenti di file in fermo pandemico, registrazioni tra Napoli e la Francia con notevoli musicisti che hanno impreziosito lo straordinario «mondo» di un cantautore che è certezza del panorama musicale italiano ed internazionale, ormai da anni. Un disco nato per elaborare importanti dinamiche di vita e renderle omogenee all’attuale modus operandi , «mantra» di rinascita. Un ascolto obbligato per sentire e sentirsi.

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