La Campania continua a crescere, boom dell’export: +11,2 miliardi nel primo trimestre

di Mimmo Della Corte

I media dell’establishment non si sono accorti, però, che l’Italia è al primo posto del G7 per tasso di crescita

Non è la prima volta, e non sarà neanche l’ultima, che i giornali dell’establishment hanno relegato notizie significative dei risultati ottenuti dal governo in carica in un angolino nascosto delle loro pagine interne, nella speranza che sfuggano all’attenzione dei più. La stessa opposizione – per l’autorevolezza della fonte e non sapendo come smontarla – ha preferito non smentirla né tacciarla di «flopperia». Certa che i giornali amici l’avrebbero silenziata. E così è stato.

I dati Ocse segnalavano che «il reddito reale della famiglie italiane, nei primi tre mesi dell’anno – grazie al trascinamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e al netto dell’inflazione è cresciuto del + 3,4%, contro lo 0,5 medio dei Paesi del G7, lo 0,6 della Francia, lo 0,3 della Gran Bretagna e lo 0,2 degli Usa».

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Ma messi in fila i numeri – per altro, già noti – mi sembra il caso di sottolineare che se la stragrande maggioranza dei media mainstream ha tentato di ridimensionarne la portata pubblicandola in un angoletto defilato delle proprie pagine interne, «la Stampa» a pagina 20, nonostante un titolo su 3 colonne, è riuscita addirittura a non darla: «L’Ocse: Il reddito delle famiglie a +3,4%. Ma l’Italia è ancora sotto i livelli del 2007», precisando inoltre che «Francia, Germania e Portogallo hanno corso di più negli ultimi decenni».

Ebbene, dove si legge che quel +3,4% è il dato italiano, se il titolo si limita a dire che siamo «ancora al di sotto del 2007» e aggiunge che da quel momento «Francia, Germania e Portogallo hanno corso di più? Da nessuna parte.

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Peccato, però, che l’autore della nota – nella foga di nascondere cosa realmente è successo – abbia dimenticato, che: dal 2001 al 2006 ha governato la buonanima di Berlusconi ed è impossibile pensare che non abbia avuto un ruolo nella formazione del tasso di sviluppo del 2007 e la Meloni, è a palazzo Chigi dal novembre 2022, per cui è difficile dire che per la crescita attuale non abbia alcun merito.

Il boom del debito targato centrosinistra

Così come è evidente che – poiché dal 2011 al 2022 sono stati: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte (1 e 2) e infine Draghi, a guidare il governo passandosi il testimone – è loro che Francia, Germania e Portogallo devono ringraziare se «negli ultimi decenni hanno corso di più». Ancora, ha pure dimenticato che è proprio in quei «decenni» che sono sati accumulati 1.000 di quei 3.000 miliardi di euro che oggi appesantiscono il nostro debito pubblico.  Senza aggiungere, poi, che fino al 2026, ci sarà da vedersela anche con il superbonus di Conte.

Fisco «amico»

E non si è nemmeno accorto che nel primo semestre dell’anno l’operazione «fisco amico» ha prodotto ben 17,5 miliardi di entrate fiscali in più. Senza dimenticare, poi, quelle prodotte della crescita occupazionale e dei rinnovi contrattuali. Capito, perché i torinesi la definiscono la «bugiarda».

Per il Pil Campania 2024 in vista una crescita di quasi il 10%

Intanto, il Centro Studi e ricerche per il Mezzogiorno, ha presentato a Napoli, in collaborazione con Teleborsa, uno studio dal quale si evince che la congiuntura economica del Mezzogiorno, dopo un 2023 positivo (Pil +1,3% rispetto al +0,9% dell’Italia), si conferma in crescita anche nel 2024, contribuendo attivamente alla competitività del Paese.

Il report, sottolinea, infatti, che la crescita dell’interscambio commerciale della regione nel primo trimestre avrebbe superato gli 11,2miliardi di euro, arrivando al +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. In crescita del 9,6% le esportazioni. E ancora che le imprese attive nel primo semestre 2024 sono state 505mila pari a quasi il 30% di quelle meridionali e in aumento dello 0,6 rispetto al primo semestre 2023.

In pratica, prosegue il processo d’irrobustimento del tessuto produttivo per le società di capitale della regione arrivate a oltre 150mila, con una crescita del 4,5% rispetto all’anno 2023. S’allarga, di conseguenza anche il numero degli occupati che a fine 2023 hanno toccato quota 1,68 milioni, +2,6% rispetto all’anno precedente. Sono cresciuti del 4,7%, però, anche i disoccupati arrivati a quota 355mila.

Una crescita dovuta anche e, forse soprattutto, al miglioramento della situazione occupazionale che spinge i Net ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non partecipano a corso di formazione, ad uscire da casa, lasciare le comode poltrone e il divano e cominciare a cercarsi un futuro lavorativo, iscrivendosi alle agenzie per l’impiego. E, tutto sommato, anche questo, portando allo scoperto dei «senza lavoro» in attesa d’impiego, ma sconosciuti a chi potrebbe in teoria assicurarglielo, è da ritenersi un momento di crescita.

Non trasformiamo nascituri e neonati in strumenti per l’impunità

Ma c’è anche un’altra questione che, a mio avviso, merita una riflessione. Quella prevista dall’articolo 146 del nostro codice penale: il differimento obbligatorio dell’esecuzione penale per le donne incinte e le madri con figli con meno di un anno, è una norma di assoluta civiltà e totale condivisibilità. Si pone 3 obiettivi: non lasciare impunito alcun reato, anche se commesso da una donna incinta; non relegare dietro le sbarre un bambino appena nato ed evitare che le colpe di padri e madri non ricadano sui figli.

Purtroppo, però, spesso serve soltanto a mascherare – in nome dei diritti della donna e del bambino – proprio quel reato che la legge prevede vada perseguito e punito. E questo a dispetto della bontà e della giustezza dei fini, la rende in pratica inaccettabile. Mi riferisco alla 31enne di origine croata, Ana Zahirovic che, in trent’anni di vita, ha messo insieme ben 148 reati (più di 7 all’anno, considerata l’età e il primo borseggio commesso nel 2004) e una pena complessiva da scontare di 30 anni, ma sempre evitata perché incinta o per aver appena partorito (a maggio scorso il decimo). Tant’è che arrestata qualche giorno fa, è stata già liberata.

Altro che «furia punitiva», come sostenuto dai dem per protesta contro l’arresto. Ricorderete il film «Ieri, Oggi e Domani» del ‘63 – a dimostrazione che la questione viene da molto lontano – con Sofia Loren (Adelina), una venditrice di sigarette di contrabbando, alla disperata ricerca di qualcuno che l’ingravidasse per evitare il carcere e, più che un figlio, le fornisse un complice inconsapevole e impossibilitato a rifiutarsi. È ora di smetterla con l’utilizzo strumentale dei figli in arrivo o appena arrivati come «strumento d’impunità»

Setaro

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