La crisi delle borse mondiali non ha toccato i rendimenti dei Btp e il volume delle emissioni resta alto anche senza gli acquisti Bce
Meloni: prima fascista, poi postfascista, quindi neofascista e ora anche ispiratrice di stragi. Ormai, non sanno più di cosa imputarla. Senza capire che per lei ogni loro accusa è una medaglia al valore «democratico».
Lascia, però, perplessi, l’«anodinismo» del Capo dello Stato che sembra non rendersi conto di come, con queste «menzogne» strumentali ai propri interessi, la sinistra – la cui dimestichezza con la democrazia scema sempre di più – vorrebbe farlo sentire in colpa, sfinirlo e convincerlo ad assecondare quel golpe evocato dall’ex ministro Psi Formica, sognato da Schlein, opposizioni, e giornali amici, sperando nel contributo della sinistra Ue a far saltare governo e premier che proprio non le piacciono. O forse lo comprende benissimo ed evita la trappola.
Mattarella ha ragione, quando afferma che: «Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana, di cui la strage dell’italicus del 1974 è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla Cassazione e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabilità». Ma forse sarebbe giusto chiedersi perché mai a 50 anni dall’attentato tali responsabilità, non siano ancora emerse. Ma, a essere sincero, non è quello che Mattarella ha detto a preoccupare, bensì ciò che ha taciuto.
Il rischio fascista che non c’è
E che se detto, forse, avrebbe potuto, impedire lo scatenarsi dell’ennesima rituale aggressione degli «eroici» combattenti del Pd, contro chi non la pensa come loro. Certo, tenere in vita il rischio fascista che non c’è, gli serve a dimostrare la loro esistenza in vita. Stavolta, però, hanno addirittura abbattuto il muro della decenza.
Stando, al presidente dell’associazione familiari delle vittime, ex parlamentare Pd, Bolognesi, «il governo Meloni ha le stesse radici neofasciste degli esecutori materiali e morali dell’attentato» e la Schlein si è detta d’accordo e ha accusato Meloni «di aver fatto la vittima».
Non avrebbe dovuto replicare a chi l’aveva accusata, perfino di «oltraggio a Bologna» e a chi continua – mentendo, sapendo di mentire – a imputarle di non avere mai preso le distanze in maniera definitiva dal regime. Non gli è bastato che abbia più volte sostenuto che «la fine del fascismo segnò il ritorno della democrazia» e che lei e FdI «non ne hanno alcuna nostalgia». Loro, però, non hanno sentito. Evviva, la sordità di chi non vuol sentire.
Ma cosa avrebbe dovuto dire e non ha detto, Mattarella? Intanto considerando che – stando a Schlein e Bolognesi – «il governo Meloni ha le stesse radici neofasciste degli esecutori dell’attentato» – e per i suoi compagni di sinistra, la destra è sempre estrema, mai soltanto destra avrebbe dovuto, chiarire, lui a cosa si riferisce quando parla di estrema destra e neofascisti.
Pasquino, Bertinotti e gli altri
E poi semplicemente ciò che hanno detto alcuni esponenti, non certo di seconda linea, della sinistra che pur avendo detto basta a condizionamenti ideologici, non per questo possono essere accusati di complicità con la destra. Anzi! A cominciare da Pasquino che sul «Resto del Carlino» ha negato «possa esserci un nesso tra la strage di Bologna e i membri del governo Meloni» e che «non si guadagnano voti ripetendo che al governo ci sono i fascisti».
Addirittura, Bertinotti a «Il Tempo» ha sottolineato che il valore dell’antifascismo è fuori discussione, ma da qui a parlare di ritorno al fascismo è un’esagerazione». «Gli italiani – secondo Padellaro de “Il fatto quotidiano” – non avvertono alcun pericolo fascista». E Sansonetti direttore de «l’Unità» ha ribadito che «quella sulla strage di Bologna è una sentenza politica senza prove», assecondando il FdI, Mollicone, per il quale è un «teorema dei giudici contro la destra».
Ma Mattarella tace e loro continuano a fomentare la strategia della tensione contro il governo. Perché è ciò che serve a Pd e fratelli coltelli. Sarebbe ora che qualcuno, meglio se il Capo dello Stato, ricordasse a «lorsinistri», che la premier non è scesa dal cielo, ma votata dagli italiani.
E lui non lo fa con le chiacchiere, ma con i fatti. Una risposta indiretta, e durissima a questi signori è arrivata, infatti, giovedì scorso, quando Mattarella, ha promulgato la contestatissima – da loro, ovviamente – legge Nordio, di riforma del Codice penale e del codice di procedura penale che prevede l’abrogazione dell’abuso d’ufficio.
A dimostrazione che l’inquilino del Quirinale è con chi vuole cambiare il Paese e non limitarsi a difendere lo «status quo» anzi, lo «status peius». E, soprattutto, che la crisi delle borse mondiali di queste settimane, ha lasciato intatto i rendimenti dei nostri titoli di Stato e il volume delle emissioni è sempre notevole anche senza il supporto degli acquisti Bce. Speriamo, per il bene dell’Italia che continui cosi e Mattarella resista alle pressioni degli sfascisti del malgoverno