Un evento dal quale emergono vistosamente una realtà ed un immaginario tesi a disattendere valori e tradizioni europee
Quando la si osserva, concentrandosi su tutte le ossessioni ideologiche di Macron, viene fuori una realtà ed un immaginario tesi a disattendere valori e tradizioni europee. Sembra stare nel «terribile» mondo di Attali, ideologo, maestro e padre putativo di Macron, in cui l’intellettuale modernista pensa di poter immaginare ed ipotizzare un «cantiere» in perenne lavorazione per delineare un possibile governo «mondialista» in cui si dovrebbe affermare una coscienza «multiverso» dell’umanità, un sistema di vigilanza totalizzante, tutti contenuti in un mondo che, parallelamente, presenta il peggio. Questo è il risultato raggiunto dalle olimpiadi macroniane.
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Uno sconvolgimento che – in tutti i settori, da quello culturale a quello produttivo ed ambientale – subisce «tsunami ideologici» da cui scaturiscono sconvolgimenti demografici, terrorismo diffuso, cambiamenti climatici, esaurimento delle risorse, ascesa di nuove potenze e declino dello stile di vita occidentale: il tutto condito secondo una chiave interpretativa ispirata da un’ideologia nichilista.
Da qui, per cenni, si deducono i temi da cui avviare l’analisi logica, antropologica e storica: a partire, difatti, dalla caduta dell’Impero Americano («prima ondata») fino alla formazione di un mondo policentrico («seconda ondata»), sul quale dominerà un «iperimpero» («terza ondata») percorso da un «iperconflitto» («quarta ondata») dalle conseguenze inimmaginabili. Se dovessimo seguire in questo itinerario Jacques Attali si potrebbe concludere che l’umanità sembra andare verso il proprio annientamento, sia nelle relazioni umane, che in quelle religiose, che culturali.
Una nuova classe creativa
Così se si intende dar vita ad una nuova classe creativa, portatrice di innovazioni sociali, tecnologiche e artistiche, si rischia di costruire una nuova «finzione» in cui una presunta «iperdemocrazia» a livello planetario («quinta ondata») comporterà nuove povertà, nuove paure e nuove criticità. Ebbene la descrizione profetica di Attali porterà alla fine di «mondi sereni», sì da generare l’eliminazione della libertà e della solidarietà, che dovevano essere assunti come valore essenziale ed invece tendono a scomparire.
In questa sorta di disorientamento, che va sempre più radicandosi, le Olimpiadi di Parigi forniscono una sorta di diffuso disorientamento. E se un tempo il periodo dedicato ai giochi olimpici serviva a confinare le guerre in una sorta di sospensione temporale, oggi, di contro, si assiste alla esasperazione degli scontri bellici.
Sembra, con le Olimpiadi che si stanno svolgendo adesso nella nazione transalpina, che si stiano coagulando tutti i fattori di rischio di una dimensione, che, per tutti, doveva essere un bell’appuntamento in cui energia, competizione e rispetto potessero auspicare un mondo diverso e forse un pò migliore. Invece già nella tradizionale cerimonia inaugurale si giunge a rappresentare una sorta di condizione irrispettosa dei valori della vita e della tradizione europea.
A tale riguardo bisogna sublimare e mutuare l’intendimento di Papa Wojtyla quando ha inviato il messaggio con cui si rivolgeva all’Europa: «Lancio verso di te, vecchia Europa, questo grido pieno d’amore: ritrova te stessa, sii te stessa, scopri le tue origini, ravviva le tue radici, rivivi questi valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza sugli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima pieno di rispetto verso le varie religioni. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo»
La casa comune
Ma richiamando, quell’altrettanta illuminante professione di fede, le parole di Benedetto XVI bisogna sentire la necessità di affermare, soprattutto in queste occasioni, il significato di un Europa che non può essere derisa: «Non si può pensare di edificare un’autentica “casa comune” europea trascurando l’identità propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta, infatti, di un’identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa». Ebbene questo è il monito a cui dovrebbe rifarsi ed ispirarsi Macron, non certo ai dettami di Attali, nel suo finale tratto di un percorso politico, purtroppo, carico di fallimenti.