Crescono le entrate fiscali, il governo spera in un «tesoretto»

Quasi 10 miliardi in più per i conti pubblici. L’aumento dell’occupazione si traduce in più Irpef versata

Le entrate fiscali corrono. Finora il gettito fiscale è andato alla grande e i primi mesi dell’anno accendono l’ottimismo sui conti. È presto per fare un bilancio e tirare le somme. Ma gli ultimi dati fermi a maggio segnano una crescita percentuali a due cifre. Ancora migliori i dati di ‘cassa’ che è possibile monitorare guardando al dato del fabbisogno. Gli incassi, che – va detto – riguardano non solo le tasse ma anche i contributi e che talvolta sono influenzati dal calendario fiscale, hanno alimentato i conti pubblici con quasi 10 miliardi in più, per l’esattezza 9,88 miliardi, con una progressione impressionante di oltre il 150% rispetto ad un anno fa.

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Ma è certamente prematuro per capire se questo si tradurrà in un tesoretto sul 2024 e, soprattutto, se in vista della manovra è possibile proiettare un miglioramento dei conti anche per il prossimo anno. Certo le aspettative non mancano. I dati migliorerebbero però i conti di quest’anno, mentre ora l’attenzione è alle risorse che serviranno per la prossima manovra, che guarda al 2025. Il governo deve finanziare la conferma del calo dell’Irpef e del taglio dei cuneo, oltre al miglioramento dei conti previsto dal nuovo Patto Ue. Le risorse che arriveranno dal nuovo concordato preventivo varranno sia per quest’anno, sia per il prossimo.

La Nota di aggiornamento del Def

C’è poi la riduzione della spesa, la cosiddetta spending review, alla quale sta lavorando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti incontrando i vari ministeri. Un vero bilancio, però, potrà essere stilato solo dopo metà settembre, con la Nota di aggiornamento del Def, quando guardando all’andamento dell’economia e ai dati più aggiornati, si farà il confronto tra quello che si era programmato di incassare e quanto invece è oramai entrato nella ‘borsa’ del Tesoro. Ed anche su quale livello, alla fine, si attesterà il buco dei conti provocato dal Superbonus, ora che la falla è stata chiusa.

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Entrate da una parte e spese dall’altra: sarà quello il momento della verità. Prima ci saranno comunque altri indicatori importanti. All’inizio della prossima settimana sono attese le nuove entrate fiscali di ‘competenza’, quelle che valgono ai fini del deficit che si porta nei confronti europei. Gli ultimi dati, fermi a maggio, evidenziano nei primi cinque mesi del 2024 un incremento di quasi il 10%, di circa 18,7 miliardi. Ecco che cresce l’attesa per le prossime elaborazioni, che conterranno anche i dati dell’autotassazione, cioè i versamenti relativi alle imposte sui redditi delle persone e, soprattutto delle società. È proprio questo il punto.

Il ‘saldo’ delle imposte che si versano tra giugno e luglio risente di un buon 2023 per le imprese e il gettito dei primi mesi è il termometro di un’economia che ha visto ripartire i consumi e l’occupazione. I posti di lavoro stabile – 337mila occupati in più in un anno – si traducono in più Irpef versata. E l’Irpef dei dipendenti è a prova di evasione.

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La corsa dell’inflazione

Poi c’è l’inflazione. È rallentata ma l’aumento dei prezzi cumulato negli ultimi anni si trasferisce anche nell’aumento degli incassi dell’Iva. Non mancano comunque le incognite. L’economia italiana cresce ma ha rallentato nel secondo trimestre. Certo l’Upb, che è l’autorità dei conti pubblici, ha indicato come possibile un Pil 2024 all’1%.

Ma a trainare sono soprattutto i servizi e le attività legate all’estate, dai trasporti ai ristoranti, dagli alberghi ai servizi in spiaggia. L’industria manifatturiera, invece, registra segnali contrastanti: un fatturato negativo a giugno e attese per una produzione positiva a luglio. La contrazione dell’economia tedesca, poi, non fa certo ben sperare.

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