Finiscono le stecche, gamba fratturata immobilizzata col cartone: scoppia la polemica

di Chiara Langella

Il caso nel Messinese: disposta ispezione nell’ospedale

Non è l’arte del riciclo applicata all’ortopedia, come potrebbe suggerire l’immagine di un cartone che funge da gesso per una gamba fratturata, piuttosto una resa del servizio sanitario alla cronica mancanza di mezzi negli ospedali. Esasperando l’arte d’arrangiarsi, i medici del Barone Romeo di Patti, nel Messinese, hanno fatto del loro meglio con quello di cui disponevano: immobilizzare una gamba con frattura al perone usando un cartone da imballaggio, perché di stecche per l’ingessatura al pronto soccorso non c’era traccia.

L’infortunato è un giovane che si è adattato alla situazione, trovandosi con la gamba destra impacchettata come un dono natalizio. Ma il padre ha ritenuto quella «confezione» un po’ troppo audace, tanto che ha postato una foto su Facebook, chiedendo conto e ragione al presidente della Regione e ai deputati siciliani: «Come si può uscire in queste condizioni da un pronto soccorso?». Il genitore non ce l’ha coi medici, spesso costretti a turni estenuanti e senza disporre dei supporti minimi per fronteggiare le emergenze, ma con chi non provvede a far funzionare le cose. «Mi piacerebbe tanto – dice alla Gazzetta del Sud, che ha riportato la notizia – regalare al presidente della Regione o all’assessore il cartone con cui è stata steccata la gamba di mio figlio».

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Elia Natoli, 30 anni, ha avuto un incidente stradale sabato scorso. A San Piero Patti, il suo paese, alla guardia medica gli hanno ripulito le ferite e l’hanno spedito al Barone Romeo. «In auto con mio padre – racconta – e un dolore atroce al piede sono arrivato al punto soccorso dove ho atteso dalle 18 all’una di notte. La radiografia ha accertato la rottura del perone, ma quando il medico è andato a cercare le stecche, ha scoperto che erano finite». Da qui l’idea del cartone.

Il giovane due giorni dopo sarebbe dovuto tornare all’ospedale di Patti per un controllo, «ma ho preferito andare a Messina in un centro privato dove mi hanno ingessato. Certo, mi è costato 200 euro», dice.

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Schifani: «Chi ha sbagliato deve pagare»

Intanto, Schifani ha chiesto all’assessore alla Salute, Giovanna Volo, di avviare immediatamente una ispezione», definendo la vicenda «inaccettabile. Chi ha sbagliato deve pagare». L’assessore, dopo aver sentito i vertici dell’azienda sanitaria di Messina, ha avvertito gli uffici di «procedere con la massima urgenza a un intervento ispettivo». Per il M5S, quanto accaduto «è l’emblema di una sanità da Terzo mondo», mentre Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord, chiede le dimissioni di Schifani e il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo parla di «sanità allo sbando».

Procura apre un fascicolo

La Procura di Patti ha aperto un fascicolo conoscitivo di inchiesta sulla vicenda. Per il momento si tratta di un cosiddetto ‘modello 45’, cioè quello in cui i pm inseriscono fatti che non sono ritenuti reato e che, di conseguenza, non prevedono persone indagate. Ma nei prossimi giorni potrebbe cambiare e i pm potrebbero indagare per omissioni di ufficio, al momento è solo una ipotesi.

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