I retroscena del fermo di Salvatore e Carmine Montefusco e Antonio Galasso
«Scappa… fuggi dove io non ti posso acchiappare… mi prendo casa tua… sono un infame»: viaggiavano anche via WhatsApp, sotto forma di messaggi e videochiamate, le minacce che i tre fermati di ieri (Salvatore Montefusco, capo dell’omonimo gruppo malavitoso, il figlio Carmine Montefusco e Antonio Galasso) rivolgevano alle vittime. Tutti e tre sono stati sottoposti a un provvedimento di fermo emesso dalla DDA (sostituto procuratore Simona Rossi) notificato dai militari del nucleo operativo della compagnia dei Carabinieri di Poggioreale di Napoli.
In un’occasione i tassi di interesse sono arrivati addirittura al 250%: a fronte di un debito di 700 euro la vittima ne ha dovuti pagare ben 2500 – di cui 1800 erano gli interessi – con rate settimanali di 250 euro ciascuna. Infine, per costringere a consegnare quanto aveva in tasca, come parziale restituzione dei tassi usurai imposti in relazione ad alcuni prestiti, Antonio Galasso, insieme con altre due persone al momento non identificate, hanno preso a calci e pugni la loro vittima: tutto per farsi consegnare i cento euro che aveva in tasca a cui avrebbe dovuto aggiungerne altri 150 entro sera.