Miano, il 40enne ha fornito un nome falso: «Mi chiamo Ferdinando Girone, sono nato nel 1983». Incastrato dalle impronte digitali
Era riuscito a sfuggire al blitz contro la banda che agiva in stile «Point Break». I carabinieri lo hanno trovato in Germania dopo un arresto per rapina. Quando gli hanno chiesto le generalità aveva fornito un altro nome. Parliamo di Gennaro Aprea, 40enne di Miano, già noto alle forze dell’ordine. L’uomo era nella lista degli indagati che i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e i militari della compagnia Vomero, coordinati dalla procura di Napoli Nord, avevano arrestato perché ritenuti gravemente indiziati a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere e rapina aggravata dall’uso di armi, commessi con la tecnica del cosiddetto filo inverso. Una banda che sarebbe riuscita a realizzare un volume d’affari di 150mila euro.
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I carabinieri avevano cercato il 40enne e le indagini avevano dato una direzione agli investigatori: la Germania. Le ricerche non sono terminate ed è stato attivato uno specifico canale di cooperazione internazionale di polizia finalizzato a stanare il 40enne. La svolta 24 ore fa quando, proprio dalla Germania, è arrivata la segnalazione da un carcere di Augsburg Gablingen. Aprea era stato arrestato per rapina aggravata ma aveva fornito alla polizia tedesca delle false generalità. «Mi chiamo Ferdinando Girone, sono nato nel 1983».
Ma quel nome non corrispondeva alle impronte digitali. Perché quelle non mentono. Fuga finita quindi per il 40enne che ora dovrà attendere la procedura, già avviata, per l’estradizione in Italia. Per gli altri indagati era stata disposta l’applicazione del braccialetto elettronico ai domiciliari.
Le rapine
Le accuse per la banda, a vario titolo, sono di associazione per delinquere e rapina aggravata dall’uso di armi, commessi con la tecnica del cosiddetto «filo inverso». La modalità prevedeva tre step. Una fase preliminare di osservazione, in cui venivano individuati imprenditori, commercianti o agenti di commercio; una fase successiva, svolta dal cosiddetto «filatore», di pedinamento e studio preventivo delle abitudini della potenziale vittima per calendarizzare i giorni in cui veniva abitualmente effettuato il versamento di denaro contante; una fase esecutiva di avvicinamento, che consisteva infine nell’aggredire la vittima con azioni repentine e con l’uso di armi da fuoco, prima che effettuasse il deposito.
Altre misure cautelari erano state già eseguite, nel mese di maggio 2023, nei confronti di sei dei soggetti indagati. Nel corso delle indagini sono stati individuati, inoltre, la base operativa del gruppo criminale e i rispettivi componenti, in grado anche di pianificare una serie di rapine da eseguire, con la tecnica dell’ariete o della spaccata, ai danni di istituti di credito in provincia di Napoli e Parma nonché in Belgio, con la collaborazione in quest’ultimo caso di un basista in Romania e l’acquisto da un laboratorio teatrale di quattro speciali maschere in silicone, del valore di circa cinquecento euro ciascuna, per risultare irriconoscibili.