Da ‘signori’ di Ponticelli a esercito di pentiti: la parabola del clan Sarno

Nel 2009 erano il clan più potente della città, poi la cattura del boss Vincenzo fece crollare l’intera organizzazione

Ponticelli è oggi contesa tra De Micco e De Luca Bossa-Minichini-Montefusco. Sono in guerra e lo sono da anni. Ma lo scenario di prima era diverso. Perché prima c’erano i Sarno. Da signori della provincia di Napoli a ‘infami’ cacciati dalle loro case. Una parabola discendente, quella dei Sarno, iniziata nella primavera del 2009, quando la Squadra Mobile di Napoli arresta Vincenzo Sarno, all’epoca reggente della cosca del rione De Gasperi.

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Il colpo più duro, però i ‘ponticellari’ lo incassano pochi giorni più tardi, quando i carabinieri di Roma rintracciano in un appartamento di Trastevere, un altro dei fratelli Sarno, Giuseppe. La sua cattura, infatti, non solo priva il clan di un punto di riferimento ma segna la fine di una storia criminale durata più di 30 anni.

Il pentimento di Giuseppe Sarno

Giuseppe Sarno, infatti, dopo poche settimane di detenzione, decide di collaborare con la giustizia. È un fiume in piena ‘O mussillo. I suoi racconti permettono ai magistrati Antimafia di Napoli di ricostruire non solo le organizzazioni criminali dei Sarno e dei gruppi a loro alleati ma anche di fare luce su decine di omicidi fino ad allora rimasti impuniti.

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Le dichiarazioni di Giuseppe Sarno non causano solo la disarticolazione dei ‘ponticellari’ ma danno il via a una serie di pentimenti eccellenti, primo fra tutti quello di un altro dei fratelli Sarno, Ciro. Soprannominato ’o sindaco, Ciro, è considerato dagli stessi investigatori, il vero capo dei Sarno. Il suo pentimento, quindi, significa fare luce su alcuni episodi oscuri della storia della mala di Ponticelli, come la strage del bar Sayonara.

Dichiarazioni che aprono la stagione delle manette per gli affiliati al clan del Rione De Gasperi. Le forze dell’ordine, infatti, in poco più di due mesi, arrestano decine di esponenti del sodalizio criminale che, fino allora, era considerato come il più pericoloso della provincia napoletana. Nel mirino degli inquirenti non finiscono solo i Sarno ma anche sodalizi criminali come gli Arlistico-Terracciano e i Fusco-Ponticelli che nel corso degli anni hanno stretto accordi con i ras del Rione De Gasperi.

Dopo di lui anche Vincenzo e Pasquale passano dalla parte dello Stato. Soprattutto il pentimento di Vincenzo, responsabile delle ultime ‘campagne militari’ del clan Sarno nei confronti dei Mariano dei Quartieri Spagnoli e dei Mazzarella del Mercato, è la mazzata definitiva. Il clan si disgrega anche a causa delle collaborazioni di numerosi altri esponenti di primo piano che raccontano agli inquirenti di estorsioni ed omicidi.

Il tentativo di riorganizzazione

Sul territorio, ancora liberi, rimangono solo pochi personaggi di rilievo che tentano di riorganizzare quello che resta del sodalizio anche per evitare di essere ‘cacciati’ da altri clan. Il primo a cercare prendere le redini dei ‘sopravvissuti’ è Salvatore Tarantino, vecchio esponente della Sarno tornato a Ponticelli dopo l’arresto di Giuseppe Sarno. La sua guida, però, dura solo pochi mesi. Lo uccidono nel novembre del 2009, nello stesso periodo in cui si registra un ritorno in zona dei De Luca Bossa, i vecchi nemici. Anche questi ultimi, però, durano poco smantellati sul nascere dalle azioni delle forze dell’ordine.

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Il territorio resta così nelle mani degli Esposito, cugini dei Sarno, che cercano di prendere il posto lasciato vacante dai congiunti. Un tentativo che include la cacciata degli stessi Sarno, colpevoli d’infamia agli occhi dei ‘guaglioni’. Una decisione che ha come unica conseguenza quella di spingere uno degli ultimi Sarno ancora liberi, Carmine a cercare rifugio nelle forze dell’ordine. Isolato e, ormai, privato di tutto dai nuovi ras di Ponticelli, ha un’unica scelta. Raccontare tutto ai carabinieri di Cercola e scrivere, così, la parola fine sulla storia dei Sarno.

La nascita

La formazione del clan Sarno risale alla fine degli anni Ottanta quando, dopo la dissoluzione dei gruppi che facevano capo alla Nuova Famiglia e non essendoci più la minaccia Nco di Raffaele Cutolo, le varie famiglie malavitose si spartirono le zone, entrando spesso in conflitto tra loro e causando faide e guerre di camorra. S’imposero nel quartiere di Ponticelli quando fu messa in atto la spartizione delle case popolari per tutte le famiglie terremotate. Proprio per questo motivo Ciro Sarno fu soprannominato ’o sindaco. Il suo arresto risalente alla fine degli anni Novanta, fece subentrare al potere i fratelli Vincenzo e Giuseppe.

Gli scontri con gli altri clan

Due faide li hanno visti protagonisti: la prima fu contro i clan dell’Alleanza di Secondigliano, legandosi ai Mazzarella e ai Misso, formando un potente cartello camorristico; la seconda contro il clan De Luca Bossa, con a capo Antonio De Luca Bossa soprannominato ’O sicco. È denominata la faida degli scissionisti. Dopo numerosi omicidi, la faida culminò con l’autobomba di Ponticelli nel 1998 in Via Argine, in cui trovò la morte Luigi Amitrano, nipote del boss Vincenzo Sarno, nonché suo autista. Per quell’omicidio fu condannato all’ergastolo, come mandante, il boss De Luca Bossa. L’obiettivo però doveva essere Vincenzo Sarno.

Questa strage provocò numerosi blitz ed arresti delle fazioni rivali dei Sarno. Questo comportò notevoli vantaggi allo stesso clan di Ponticelli, che si rafforzò ulteriormente divenendo uno dei più influenti della regione. Alla fine del 2008, la famiglia Sarno si scontra con il clan Mazzarella, scaturendo una veloce quanto violenta guerra di predominio del territorio.

Nell’aprile 2009 fu arrestato il boss Vincenzo Sarno. Era stato scarcerato l’estate precedente dopo una lunga detenzione per camorra; era ricercato dal 13 marzo 2008, quando era stata emessa nei suoi confronti una misura di sicurezza detentiva. Il provvedimento era scaturito in seguito alla pronuncia del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che aveva disposto per lui la Casa di lavoro.

Al momento dell’arresto era in un appartamento di Ponticelli. Il 5 aprile del 2009 fu arrestato dai carabinieri, a Trestevere, il fratello Giuseppe Sarno. La presenza delle organizzazioni camorristiche nella zona vesuviana fu definita l’Antistato. C’era un sistema di alleanze mutevoli, con un solo e preciso obiettivo: il predominio sul territorio. Un’espansione irrefrenabile che trovò la sua fine con la stagione dei pentimenti.

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