La mattanza dei Giuliano, il mistero dei tre omicidi rimasti senza colpevoli

Nunzio, Giovanni e Ciro erano il fratello, il figlio e il cugino di Luigino: l’ex ‘re’ della camorra di Forcella, poi pentito

Era il 21 marzo del 2005 quando un commando di due killer entrò in azione in serata in via Tasso, in direzione di Chiaia. L’obiettivo stava viaggiando in scooter e tornava a casa. Forcella, il rione in cui era nato e cresciuto era lontano, anche dal suo cuore. L’aveva lasciato lì quando il suo primo figlio, Vittorio, rimase vittima di un’overdose nel 1998.

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Da quel momento, la camorra e quello che la criminalità significava, se lo lasciò alle spalle. Si ‘dissociò’ malgrado il cognome pesante che portava. Sì, perché si chiamava Nunzio Giuliano ed era il fratello di Luigi, quello che un tempo era stato il re della camorra napoletana. Si era trasferito lontano dai vicoli del ‘ventre molle’ della città e pensava che le sue spalle voltate fossero state ricambiate.

Non era così. Il commando iniziò a sparare e lo colpì alle spalle e alla testa. A segno arrivarono almeno tre colpi. Il 57enne cadde dallo scooter Honda Sh e la compagna 44enne, Maria Rosaria Rivieccio, che era con lui rimase ferita a sua volta, ma solo a causa dell’impatto. L’azione fu fulminea, non ebbe il tempo di vedere chi aveva sparato, chi aveva ucciso il suo uomo. Sono passati oltre 19 anni e quel delitto continua ad essere ammantato di mistero. Senza mandanti, senza colpevoli.

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Ci furono degli indagati, ci fu la deposizione di un collaboratore che, prima di essere liberato con l’indulto, affermò che la pista da seguire sarebbe stata quella della Sanità, ovvero quella che portava ai Misso. Poi quel pentito decise di ritrattare e l’inchiesta si arenò. Ma la mattanza dei Giuliano non finì lì.

Il figlio del boss

Il 7 dicembre 2006, a morire all’interno di un circoletto di Forcella, fu il figlio del boss Luigi, Giovanni Giuliano. Il padre era pentito e il ragazzo aveva rifiutato in precedenza il programma di protezione. I killer entrarono in azione in via Arcangelo a Baiano. Avevano il volto coperto da caschi da motociclista. Quel circolo ricreativo fu per lui una trappola. La prima pista battuta, così come per il delitto dello zio, fu quella della vendetta trasversale. Ma anche in questo caso l’indagine si arenò. Nessun colpevole, nessun mandante.

Il cugino di Luigi Giuliano

Passarono 4 mesi e i killer tornarono a colpire i Giuliano. Era il 14 marzo del 2007 quando fu ucciso Ciro Giuliano ‘O barone. Anche lui era in scooter quando fu raggiunto dai killer che lo uccisero sul colpo nella zona del Borgo Sant’Antonio Abate. Ciro Giuliano era il cugino di Loigino e uno dei suoi guardaspalle era Salvatore Giuliano ‘o Russ, il killer di Annalisa Durante, di recente passato a collaborare con la giustizia. Potrebbe essere questa la chiave di questa serie di delitti irrisolti? La punizione per i pentimenti? È una pista, ma ci sono varie perplessità. E più tempo passa e più la possibilità di chiudere un cerchio investigativo si affievolisce.

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Modalità camorristica, ma la matrice potrebbe non avere alle spalle il cosiddetto «Sistema». Quando i fratelli Giuliano iniziarono a parlare, gli inquirenti hanno potuto ricostruire vent’anni di attività illecite targate Forcella, uno spaccato impressionante che parlava di un clan unito e una famiglia divisa, quelli di sopra e quelli di sotto, gli eredi di Lovegino – Ciro e Giuseppe – e gli scissionisti, Raffaele, Guglielmo e Carmine. Di mezzo ci andò pure il patriarca, ammazzato a casa sua, nel cuore di Forcella.

Raffaele Giuliano, nel corso di un interrogatorio reso davanti al sostituto procuratore Aldo Policastro, spiegò che i Giuliano erano tutti capi, ognuno poteva decidere e gli ordini li davano, indifferentemente, cinque padrini, e che nella gerarchia criminale i gregari avevano un ruolo ben preciso. Malgrado i pentimenti, sembrava che la cupola continuasse a tenersi in piedi. Con la droga, con le estorsioni.

Passò il tempo e i mille occhi di Forcella cominciarono a guardare ognuno in una direzione diversa. I soldati si trasformarono in mercenari al soldo del miglior offerente, generando un’implosione partita dall’interno che ha determinato la fine di quell’impero del male. Prima di morire, Nunzio Giuliano aveva deciso di cambiare nome. Si sarebbe chiamato Giuliano.

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