Crollo alla Vela Celeste di Scampia: solo in 300 potranno rientrare a casa

di Antonella Di Martino

Per altre 500 serviranno sistemazioni alternative. Scoppia la rabbia dei residenti

La grande tristezza per la morte di due persone molto conosciute nel quartiere, ma anche la rabbia di 800 persone sfollate nel cuore della notte e che trascorrono la giornata davanti alla loro Vela Celeste, sotto un sole cocente e con la sensazione di essere state abbandonate. E quel sospetto che sembra prendere corpo: «quei lavori per la riqualificazione della Vela facevano tremare il palazzo». A Scampia dopo la grande paura per il crollo del ballatoio è l’ora della rabbia. L’enorme edificio, finora guscio protettivo per tante famiglie, improvvisamente considerato pericoloso e fatto sgomberare in fretta e furia in poco tempo per il timore di altri crolli: alla fine rientreranno solo in 300.

«Ieri sera ho preso tre bimbi che erano sotto le macerie, poi con gli altri abbiamo raccolto sette bambini e sei adulti che erano a terra. I vigili del fuoco non erano ancora giunti»: è la testimonianza di un trentenne che abita nel palazzo e che oggi spiega le strane paure iniziate ad aprile con l’avvio dei lavori per la riqualificazione della Vela Celeste, l’unica che nel piano di Scampia non verrà abbattuta ma riqualificata.

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Zero manutenzione

Alcuni mesi fa sono infatti iniziati i lavori di ristrutturazione dalle parti basse dell’edificio, nei garage e nelle discariche abusive: «E noi intanto viviamo ancora lì – spiega una donna – e sentiamo vibrazioni in tutto palazzo da mesi, c’era già paura. Non abbiamo mai avuto visite di controllo per la manutenzione in tutto il palazzo. Dal Comune hanno fatto una sola cosa, hanno tolto i pezzi di marmo rotto per le scale del palazzo e tappato i buchi con il cemento. Questo per loro bastava».

Queste le parole dei residenti mentre il sindaco Gaetano Manfredi escludeva qualsiasi rapporto tra l’inizio dei lavori ed il crollo. Rabbia forte di una parte dei napoletani che negli anni ha chiuso la porta in faccia alla camorra che a Scampia è diventata Gomorra («e noi – ribadiscono – non siamo Gomorra») per cercare la rinascita e che ora sprofonda di nuovo nell’incertezza. Anni di degrado, tante promesse e ora una tragica realtà, fatta di morti e persone che lottano per la vita in ospedale. «Devono finire i controlli e poi ci faranno tornare dentro», dice un abitante di Scampia con in braccio una bimba di pochi mesi, mentre un altro spiega: «stiamo qui ad aspettare che ci trovino una nuova casa».

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L’agibilità

Alla fine hanno ragione entrambi, visto che dalla Prefettura viene fatto sapere che stasera 66 alloggi della Vela Celeste di Scampia per circa 300 persone potranno essere rioccupati dai residenti. Per altri cento alloggi, per renderli fruibili, sarà necessario eseguire alcuni piccoli interventi entro due settimane mentre altri 31 alloggi sono completamente inagibili. Gli sfollati saranno accolti in 17 strutture che potranno accogliere 300 persone mentre per altre 200 persone si stanno individuando altre strutture. Tutte in zona.

Una bottiglietta d’acqua a famiglia

La rabbia resta forte, c’è chi inveisce contro lo Stato, chi urla contro la polizia. La Protezione civile è in campo con 50 addetti che si trovano anche ad avere pochissime bottiglie d’acqua sotto il caldo estivo: «prendete una bottiglietta a famiglia», dice una addetta intorno alle 12, in un caldo asfissiante.

Poi arriva altra acqua. I cittadini vogliono tornare in casa per qualche minuto per prendere il gatto rimasto lì e dei vestiti, ma la polizia blocca l’ingresso: solo per un paio d’ore fa salire qualche persona scortata per qualche minuto in casa. La tensione resta forte in tutto il quartiere che vive la forte contraddizione con da una parte la Vela evacuata e dall’altra, a dieci metri, il cantiere «restart Scampia» per «il nuovo euroquartiere – si legge sui cancelli – dell’area dell’ex Lotto M con i fondi del Pnrr». «Dovevano costruire subito le case nuove non lasciarci qui dentro», urla un abitante esprimendo la rabbia di 800 cittadini che si sentono di nuovo abbandonati. Mentre si prepara un’altra notte di incertezza per Scampia.

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