Ex Ilva, via libera dall’Ue per prestito ponte. Urso: «Attestata la validità del piano industriale»

di Antonella Di Martino

Il ministro delle Imprese: «Siamo sulla strada giusta»

Il via libera dell’Ue al prestito ponte da 320 milioni di euro in favore di ex Ilva regala ossigeno alle casse in difficoltà di Acciaierie d’Italia, posta dal governo in amministrazione straordinaria a febbraio scorso dopo il mancato accordo con Arcelor Mittal sull’aumento di capitale. La lettera di Bruxelles, spiega il Mimit, esprime una valutazione positiva sui termini del prestito, che prevede un tasso d’interesse annuo dell’11,6%.

Questa conferma, sottolinea il ministero, «attesta la validità del piano industriale elaborato dalla gestione commissariale e la capacità dell’azienda di restituire la somma in tempi congrui e senza configurarsi come aiuto di Stato». Per il ministro delle Imprese Adolfo Urso «siamo sulla strada giusta, non credo che fosse facile soltanto immaginarla». Poi aggiunge: «Oggi abbiamo avuto una notizia importante e significativa, che ci conforta sul fatto che siamo sulla strada giusta, perché la Commissione ha dato il via libera al prestito ponte, quindi nel contempo ha confermato che il piano industriale di rilancio dei commissari dell’ex Ilva è tale da consentire la restituzione del prestito ponte nei tempi dovuti con un tasso d’interesse piuttosto significativo».

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I fondi statali daranno ossigeno temporaneamente alle casse aziendali, ora però deve entrare nel vivo la fase del rilancio e la riconversione per dare un futuro al polo siderurgico con il suo cuore a Taranto. Da tempo l’impianto pugliese funziona solo parzialmente. A fine aprile i commissari hanno presentato una bozza di piano industriale che prevede l’obiettivo di produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio annue e la realizzazione entro il 2027 di due altoforni elettrici per sostituirne altrettanti.

Il tavolo a Palazzo Chigi

Servono risorse e un partner industriale forte. Ad inizio giugno gli indiani di indiani di Vulcan Steel e di Steel Mont hanno visitato gli impianti pugliesi e liguri di Acciaierie d’Italia in As. Sarebbero potenzialmente interessati anche il gruppo ucraino-olandese Metinvest e i canadesi di Stelco. Nei prossimi mesi si comprenderanno meglio le loro strategie industriali. I sindacati chiedono di riprendere il tavolo a Palazzo Chigi, Urso viene riferito avrebbe parlato della possibilità di un incontro entro agosto per siglare l’accordo sulla ripartenza.

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«Bene l’approvazione da parte della Commissione europea del prestito ponte, ma queste risorse non sono sufficienti in considerazione delle condizioni in cui si trovano gli stabilimenti ex Ilva», specifica Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil. «Da quando è stato annunciato il prestito ponte a oggi – aggiunge – è passato troppo tempo. Ora occorre capire quando le risorse saranno nelle reali disponibilità dei commissari straordinari. Gli impianti di tutti gli stabilimenti ex Ilva non possono continuare a restare fermi e sono necessari gli interventi per le manutenzioni ordinarie e straordinarie».

Mentre il segretario della Uilm Rocco Palombella argomenta: «Ora ci sono le condizioni per la convocazione del tavolo a Palazzo Chigi, che abbiamo richiesto da settimane, per riprendere la discussione con il governo sulle prospettive dell’ex Ilva, sul piano industriale e di ripartenza, sulle ulteriori risorse da mettere a disposizione dei commissari, sull’occupazione e sull’annunciato bando di gara».

La convocazione del ministero del Lavoro

Intanto il ministero del Lavoro ha convocato di nuovo i sindacati metalmeccanici e Acciaierie d’Italia, ex Ilva, per le 11.30 del 18 luglio per proseguire la discussione sulla cassa integrazione straordinaria chiesta dall’azienda per un anno per 5.200 dipendenti, 4.400 dei quali nel siderurgico a Taranto. L’incontro del 18 segue quello del 2 luglio che è stato di avvio della trattativa sulla cassa. La convocazione del ministero del Lavoro ha però lasciato delusi i sindacati che attendevano invece quella di Palazzo Chigi, con i vari ministri interessati, per riprendere l’intera questione Acciaierie a partire dal piano industriale.

Le sigle metalmeccaniche affermano che prima di proseguire la trattativa sulla cassa, servono le risposte istituzionali del Governo sul futuro dell’ex Ilva. Infine, i sindacati – pur apprezzando alcune aperture fatte dai commissari dell’amministrazione straordinaria sul fronte delle tutele per i lavoratori, tra cui l’integrazione economica della cigs in modo che il trattamento sia pari al 70 per cento della retribuzione – ritengono eccessivo mettere in cassa 5.200 dipendenti perché, dicono, equivale «a lasciare metà della forza lavoro a casa».

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