«Patrizio Bosti mi frustò a sangue con un tubo dell’acqua per 30 minuti»

di Enzo Amato

Le minacce del boss al genero: «Comportati bene perché sennò io ammazzo tuo padre, faccio sesso con tua madre e ai tuoi figli dico che sei andato all’estero»

«Non rinnego mia moglie, solo la sua famiglia». Furono queste le parole di Luca Esposito, ex pentito, poi fuori dal programma di collaborazione, in un verbale del 2022. Era una miniera di aneddoti e circostanze nei suoi verbali: «Voglio raccontare di un episodio del 2005 o 2006. Patrizio Bosti era nuovamente latitante. Venni portato da Antonio Aieta in un capannone in una zona chiamata ‘o priatorio; lì incontrai Giuseppe Ammendola, una persona poi deceduta detta ‘O mericano, e Patrizio Bosti. Io stesi la mano per salutarlo e lui mi schiaffeggiò. Poi mi picchiò con un tubo dell’acqua tagliato per circa 30 minuti. In pratica fui frustato a sangue».

Esposito aggiunse che il boss gli disse: «Comportati bene perché sennò io ammazzo tuo padre, faccio sesso con tua madre e ai tuoi figli dico che sei andato all’estero». Bosti avrebbe anche tirato fuori una pistola, «la scarrellò e me la puntò alla testa. Ero insanguinato a causa del colpo alla testa che mi diede con un apparecchio videopoker. Mi accompagnò infine a casa Antonio Aieta, forzatamente. Decisi di allontanarmi per qualche giorno la Napoli».

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Ma perché tutta questa violenza? Lo spiegò lo stesso Esposito: «Fui punito da Patrizio Bosti perché stavo a suo avendo una vita troppo ‘libera’, uscendo la sera senza mia moglie. Feci anche denuncia per questo fatto presso gli uffici della polizia di Stato presso il Centro direzionale. Volevo denunciare ciò che avevo subito da Bosti, e mi fu risposto di pensare bene a quello che volevo fare. Ebbi la sensazione che fossero orientati a scoraggiarmi. Avevo riferito verbalmente a un ispettore, di cui non ricordo il cognome. Solo un Falco con il quale ero entrato in contatto grazie a mio padre, al quale avevo raccontato l’accaduto, mi invitò a trovare il coraggio di uscire da quella situazione. Con lui conservai rapporti e ogni tanto veniva a trovarmi al negozio».

La struttura del ‘sistema’

«In un periodo successivo – aggiunse ancora Esposito – dopo i Mondiali del 2006, uscirono dal carcere sia Patrizio che Ettore Bosti. Patrizio mi impose di mettermi a società con Ettore. Io avrei dovuto investire, secondo mio suocero, 150 mila euro per conto di Ettore, ciò motivando con quanto, a suo dire, avevo intanto guadagnato con le mie attività. Preciso che il denaro avrei dovuto consegnarlo ai Bosti. E fui costretto a farlo. Le cose andarono subito male, perché Ettore era violento, picchiava per un nonnulla le persone con le quali avevamo rapporti commerciali e non si comportava bene dal punto di vista commerciale».

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E poi ancora un’analisi sulla struttura dell’Alleanza: «II sistema è il sodalizio tra Francesco Mallardo, Patrizio Bosti e Eduardo Contini. Bosti però strategicamente è molto meno importante di Contini, che è la vera mente. A Secondigliano c’erano i Licciardi. A Miano c’erano i Lo Russo; Ettore intanto sposò Mena Lo Russo, figlia di Mario, ma il matrimonio non era voluto, soprattutto da Ciccio Maliardo. Per ingraziarsi quelli di Miano, Bosti Ettore partecipò a un omicidio di un ragazzo appartenente ai Licciardi. I Licciardi da allora continuano a nutrire rispetto per Patrizio, ma non dimenticano l’accaduto e guardano con rancore Ettore, di cui non si fidano».

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