Tra gli arrestati ci sono i ras Umberto e Salvatore D’Amico e Umberto Luongo
Sono 18 le persone destinatarie dei provvedimenti con un’ordinanza dal gip di Roma, ritenute gravemente indiziate di far parte di due associazioni, con l’aggravante mafiosa, radicate in Roma. Le accuse, a vario titolo, sono di estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti.
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Alle spalle ci sono i clan, neanche a dirlo. I Mazzarella-D’Amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese, fondato dall’afragolese trapiantato nella capitale Michele Senese. Le indagini hanno permesso di scoprire l’esistenza di una vera e propria centrale di riciclaggio, operante in Roma e con interessi in tutto il territorio nazionale.
Le risultanze investigative
A quanto emerso delle indagini avviate nel marzo del 2018 dalla Dia di Roma con il coordinamento della Dda, la centrale di riciclaggio si sarebbe avvalsa della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento derivante sia dagli stretti legami con le organizzazioni criminali mafiose tradizionali che per l’immediata disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo. Oltre alle misure cautelari personali il gip ha disposto il sequestro preventivo di 3 società e per equivalente fino alla concorrenza della somma complessiva di oltre 130milioni di euro nei confronti dei 57 indagati.
In carcere sono finiti i napoletani Alberto Coppola, Salvatore e Umberto D’Amico, Umberto Luongo (capozona di San Giorgio a Cremano, che annunciò la sua dissociazione dalla camorra), Salvatore e Giovanni Pezzella; i romani Stefano De Angelis, Tiziano Gabriele, Lombardi Pasquale, Roberto Macori, Daniele Muscariello, Antonio Nicoletti, figlio di Enrico, Andrea Salsiccia, Alessandro Savioli, Vincenzo Senese, figlio del boss Michele, Andrea Seri. Ai domiciliari Angelo Calculli e Piero Monti.