Ora Macron per salvare la faccia deve sperare nella «ciambella» dei ballottaggi

A pagare le conseguenze della sconfitta del presidente francese potrebbe essere proprio la Von der Leyen, favorendo la posizione italiana

«Illusione dolce chimera sei tu» cantava Achille Togliani negli anni 50. Un ritornello che è circolato fino a qualche decennio addietro e mi è ritornato in mente, ascoltando i commenti della Pd Schlein ai ballottaggi per i sindaci («vittoria storica. Le città bocciano la destra e mandano un messaggio a Meloni» e due «déjà entendu»: «il vento è cambiato», e «stiamo arrivando», sarà, ma la brezza girar sempre dalla stessa parte e loro, sono ancora lontani).

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E anche di Spalletti che dopo il pari con la Croazia e il passaggio dell’Italia agli ottavi degli europei di calcio («ci siamo mangiati dei gol, giusto pareggiarla») gol, di cui, non mi sono accorto, mentre mi sono accorto di quelli salvati da Donnarumma, per finire alla figuraccia di sabato sera con la Svizzera.

Ma Luciano – diversamente dai governatori di sinistra, fra cui Bonaccini e la sua ex vice Schlein (Emilia Romagna), De Luca (Campania), Todde (Sardegna), Emiliano (Puglia), che dopo aver avviato la procedura per ottenere l’autonomia differenziata, ora rinnegano tutto e contestano il governo che intende concederla – è più credibile. Ma non per questo le sue parole vanno prese per oro colato. Anzi. E, infatti, l’Italia più brutta e inconsistente della storia ha dovuto piegarsi a una Svizzera, in buona salute, ma non imbattibile e ha dovuto fare le valigie e lasciare anzitempo i campionati europei. Senza dire, poi, che delle 20 regioni italiane, le uniche a non averla richiesta sono Abruzzo e Molise. Tutte le altre, invece, si.

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Poco di che essere allegri

Sia la Schlein che Spalletti, però, hanno poco di che essere allegri. La prima, ad appena 15 giorni dalla pesantissima vittoria della destra alle «europee» ha conquistato, rispetto al 2019, 115 sindaci (+11 fra cui tre: Cagliari, Perugia e Potenza, strappati al cdx) e il centodestra 81 (+2 ma strappandone 4 al cs: Lecce, Rovigo, Verbania e Caltanisetta). Due mezze vittorie, quindi, quella Pd, consequenziale all’apatia degli elettori di centrodestra per il ballottaggio.

E da questa all’astensionismo il passo è breve. E questo, si sa è determinante se vince il cdx, ma ininfluente se vince il cs. Purtroppo «in casa dell’impiccato non si parla di corda» e in casa Pd-5S-Avs non si parla di astensionismo. Quella azzurra, grazie al gol di Zaccagni a 30 secondi dalla fine che ci ha solo illuso, vista la prestazione di Berlino.

Ma intanto che la leader del Pd e alleati, continuano a dare i numeri sui risultati delle amministrative, la neo europarlamentare Salis, i leader di Avs, e il Pd legittimano le occupazioni abusive perché «occupare è resistenza» (il Pd «resiste» da anni nelle case dell’Ater di Roma alla quale deve 740 mila euro e Fratoianni in un immobile dell’Inps cui deve 73mila euro), e ad aggredire e offendere le forze dell’ordine, fino al limite dell’istigazione all’odio. Limiti regolarmente travalicati quando si tratta di evocare «piazzale Loreto», per la premier, i leader di Fdi e gli avversari, senza che nessuno abbia niente da ridire.

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Il Governo continua a lavorare

E i risultati si vedono, gli italiani se ne rendono conto e questo rende Schlein & c., ancora più arrabbiati e astiosi. Una scelta, quella dell’esecutivo indubbiamente positiva anche alla luce dei risultati cui ha portato: il via libera Ue alla proroga al 31 dicembre della «decontribuzione Sud», collegata agli aiuti di Stato, che prevede l’esonero del 30% degli oneri contributivi per le imprese meridionali e un maxi sconto – per le assunzioni a tempo indeterminato – che può arrivare fino al 130%, se l’assunto rientra nelle categorie fragili. E per una volta, De Luca ha detto che va «bene».

Di più, ci fa fare un passo in avanti verso l’accredito dei 10,5 miliardi della quinta rata Pnrr entro luglio e alla presentazione della richiesta di pagamento degli 8,5 della sesta. E conferma anche la terzietà, fra Governo e opposizioni, di Mattarella che ha promulgato, garantendone la costituzionalità, la legge sull’Autonomia differenziata, appena approvata dal Parlamento. A dispetto di quanti ne dubitavano: Pd, M5s Avs.

Gli stessi che – non essendo mai riusciti, quando hanno governato, a conquistare all’Italia un ruolo centrale nell’Ue – congiurano perché non riesca neanche la Meloni, fomentando – stavolta con il contributo, di un’inchiesta di Fanpage sulla gioventù meloniana – contro di lei, i «sinistri» continentali. Anche su questo, però, si scontrano con l’italianità del Capo dello Stato che è sceso in campo in prima persona, ricordando ai «27» che nelle nomine dei vertici Ue non si può prescindere dall’Italia.

La posizione francese

Tanto più, a parere personale, se Macron dovesse uscire nuovamente sconfitto dalle elezioni di oggi e del 7 luglio, per il rinnovo del Parlamento da lui sciolto in anticipo sperando in una rivincita immediata. Rivincita che deve passare anche per il secondo turno di votazione, nel quale peseranno anche la definizione delle intese per le alleanze e la corsa in autonomia dei candidati arrivati terzi al primo turno.

Ed è chiaro che se anche da quel voto Macron dovesse uscire come sembra probabile con le ossa rotte, sarà difficile non tenerne conto e fare come se le europee dell’8 e 9 giugno non ci fossero state e negare – checché ne dicano le sinistre italiote e continentali – all’Italia quel ruolo centrale per il quale la premier sta lavorando da tempo.

Anche perché – a quel punto – a pagarne le conseguenze potrebbe essere proprio la Von der Leyen dal momento senza i rappresentanti di Fdi la maggioranza in suo favore potrebbe essere a rischio. Dal momento che il voto per l’elezione dei top jobs è segreto e bisognerebbe anche fare i conti con i «franchi tiratori» che in Europa non sono pochi. E quando occorre gridano sempre a voce altissima.

Setaro

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