Così il boss Patrizio Bosti ha fatto ritrattare il genero ‘pentito’

L’inchiesta sul boss al vertice dell’Alleanza di Secondigliano

L’inchiesta sulla famiglia Bosti ha come oggetto una complessa attività investigativa svolta in relazione alle attività criminali della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, maxicartello che vede al vertice le famiglie Contini, Licciardi e Mallardo, tra loro imparentate da vincoli strettissimi. L’inchiesta prende le mosse da quella che portò alla cattura di 169 persone nel 2019. Da quelle indagini è nato il focus sulle attività criminali successive a quel periodo e, in particolare, sulla figura di Patrizio Bosti, detenuto dal 2007 e al 41bis (ma tra una decina di giorni doveva essere scarcerato), oltre che su alcuni dei suoi più stretti familiari. In particolare i figli Ettore e Flora, e Luca Esposito il marito dell’altra figlia Maria. Su quest’ultimo l’analisi degli inquirenti è particolare.

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Assolto dall’accusa di associazione mafiosa per indagini che hanno riguardato la sua attività fino al 2016, l’inchiesta si occupa di Esposito dopo quella data. Stessa cosa per Patrizio Bosti che, secondo gli inquirenti, avrebbe continuato a svolgere il ruolo di vertice del sodalizio, nonostante la detenzione in regime speciale.

Una tesi che parte da alcuni elementi. In primo luogo, la condotta tenuta nel corso della sua temporanea scarcerazione (avvenuta per un errore di calcolo) tra nel maggio 2020; il contenuto dei plurimi colloqui in carcere successivi al nuovo arresto del 16 maggio 2020, tutti intercettati; la condotta di subornazione ai danni di Luca Esposito per indurlo a interrompere il suo percorso di collaborazione intrapreso nei primi mesi del 2022 a seguito del suo fermo. Senza contare le dichiarazioni rese da Esposito in quell’arco temporale.

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Vale la pena fin da ora anticipare che la «fotografia» che ne risulta è quella di un capoclan ancora nel pieno dei suoi poteri, nonostante i numerosi momenti di «difficoltà» derivanti non solo dalla detenzione in regime di 41bis ma anche della crisi familiare e personale del figlio Ettore, dal fermo della figlia Maria e dalla intenzione del genero Luca Esposito di «collaborare» con la Giustizia, nei primi mesi del 2022.

Un boss capace di intervenire su mille problemi e di determinare ogni aspetto della vita del clan ma anche, a ben vedere, della vita personale dei congiunti, che non facevano «un passo» senza l’autorizzazione di Patrizio Bosti (la figlia Flora, sua longa manus, dirà più volte al fratello e ad altri familiari che lei fa solo quello che dice il padre).

Patrizio Bosti, estremamente violento ma attento all’aspetto «imprenditoriale»

Uno «spaccato» recente sulla sua figura viene dalle dichiarazioni di Luca Esposito, il quale lo ha descritto come un soggetto estremamente violento ma al contempo molto attento all’aspetto «imprenditoriale», avendo investito in passato vari milioni di euro attraverso i suoi numerosi «uomini di fiducia». Secondo l’ipotesi accusatoria, farebbero parte dell’associazione, con ruoli di primaria importanza, anche i figli Ettore Bosti (anch’egli detenuto al 41 bis) e Flora Bosti, libera, ritenuta organizzatrice e longa manus del padre, ovvero soggetto deputato ad attuare le direttive date dal padre dal carcere.

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Anche per questi ultimi i gravi indizi deriverebbero dalle intercettazioni dei colloqui in carcere, dai sequestri della corrispondenza di Ettore e del cellulare di Flora, dalle intercettazioni sulle utenze e presso l’abitazione di quest’ultima. Stessa contestazione (organizzatore) anche per Luca Esposito, marito di Maria Bosti e quindi genero di Patrizio.

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