Svimez: «Nel 2023 il Pil al Sud cresciuto più che al Nord»

di Fabio Maresca

Nelle regioni meridionali la crescita è stata superiore a quella delle altre macro-aree

Non accadeva dal 2015: il Pil è cresciuto al Sud nel 2023 più che al Nord Ovest e al Nord Est mentre al Centro è in stagnazione. Lo rileva la Svimez. In particolare, nel 2023 il Pil del Paese è salito del +0,9% in decelerazione rispetto al +4% del 2022, ma comunque al di sopra della media dell’Ue (+0,4%). Nelle regioni meridionali la crescita è stata superiore a quella delle altre macro-aree: +1,3% contro +1% del Nord-Ovest, +0,9% del Nord-Est e +0,4% del Centro. Solo 9 anni fa si registrarono percentuali analoghe: il Pil al Sud era salito dell’1,4% contro il +0,6% del Centro-Nord. Altrettanto favorevole al Sud si è mostrata la dinamica occupazionale. Gli occupati nel Mezzogiorno sono aumentati del +2,6% su base annua, più che nelle altre macro-aree e a fronte di una media nazionale del +1,8%.

Crescita sostenuta soprattutto dalle costruzioni

La crescita più accentuata del Pil meridionale, spiega la Svimez, è stata sostenuta soprattutto dalle costruzioni (+4,5%, quasi un punto percentuale in più della media del Centro-Nord), a fronte di una più contenuta contrazione del comparto industriale (-0,5%) e di una crescita dei servizi dell’1,8%. La dinamica del PIL è stata debole nelle regioni del Centro (+0,4%), meno della metà della media nazionale. A determinare questo risultato hanno contribuito un calo del valore aggiunto industriale più che doppio rispetto alla media nazionale (-2,6%; -1,1% il dato Italia) e una crescita dei servizi che si è fermata al +1,1% (+1,6% la media nazionale), che hanno sterilizzato la buona dinamica delle costruzioni (+6,2%).

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Nel Nord-Ovest la crescita del Pil, pari all’1%, è stata condizionata dal calo del valore aggiunto industriale (-1,4%) e dalla crescita molto più contenuta della media nazionale delle costruzioni (+2,5%). Nel Nord-Est, è stata soprattutto la dinamica piatta del valore aggiunto industriale a contenere la crescita del PIL al +0,9%. I fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno hanno penalizzato l’agricoltura. Il valore aggiunto del comparto è diminuito in tutte le ripartizioni del Paese, con l’eccezione del Nord-Ovest (+6,4% dopo la forte flessione del 2022): -6,1% nel Centro, -5,1% nel Nord-Est, -3,2% nel Mezzogiorno. Il risultato delle due macroaree è anche dovuto al diverso contributo della domanda estera.

L’export

Al Centro-Nord, lo stallo dell’export (-0,1% sul 2022) ha privato le economie locali di un tradizionale traino nelle fasi di ripesa ciclica. Al Sud, viceversa, l’incremento delle esportazioni di merci, al netto della componente energetica, si è portato al +14,2% (+16,7% i beni strumentali; +26,1% i beni non durevoli). La congiuntura del 2023 si colloca nella fase di ripresa post-Covid iniziata nel 2021 che ha visto il Mezzogiorno partecipare attivamente alla crescita nazionale, collocandosi stabilmente al di sopra della crescita media dell’Ue (+0,4% nel 2023).

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La Svimez spiega inoltre che il dato di crescita cumulata del PIL 2019-2023 del +3,7% nel Mezzogiorno ha superato l’analogo dato del Nord-Ovest (+3,4%) e, soprattutto, quello delle regioni centrali (+1,7%). «Ha contributo – spiega – a scongiurare l’apertura del divario di crescita Nord-Sud osservato, in precedenti fasi di ripresa ciclica, l’inedita intonazione di segno marcatamente espansivo della politica di bilancio».

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