L’amico testimone: «Era uno yacht e andava fortissimo»
Hanno fornito importanti riscontri le immagini dei sistemi di video sorveglianza della residenza presidenziale Villa Rosebery ma non abbastanza per consentire una individuazione certa. Lavarano alacremente gli investigatori della Procura di Napoli e la polizia giudiziaria (capitaneria di porto, polizia marittima e vigili del fuoco) per fare luce sul grave incidente in mare costato la vita alla ricercatrice Cristina Frazzica, 31 anni deceduta dopo essere stata investita mentre era su un kayak insieme con l’amico avvocato nelle acque di Posillipo, a Napoli.
«Era uno yacht, andava fortissimo, forse non ci ha visti proprio e ci ha presi in piedo» ha raccontato il testimone agli investigatori. L’impatto laterale ha scagliato lo scafo lontano 20 metri. «Cristina era morta io mi sono salvato perché mi sono tuffato». Sul corpo della giovane sarà disposta l’autopsia ed è prevista anche una perizia sulla canoa travolta dal natante. I genitori della vittima sono giunti dalla Lombardia a Napoli e hanno incontrato gli inquirenti