L’imputato: «Vorrei trovare una possibilità di redenzione»
«Ho voluto credere di essere pazzo, ma non penso di esserlo». Eppure Alessandro Impagnatiello, a processo per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano incinta al settimo mese, sarà sottoposto a una perizia psichiatrica. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Milano, presieduta da Antonella Bertoja, al termine dell’udienza di oggi, dopo la testimonianza dei consulenti della difesa e quelli di parte civile. I primi sostengono che l’ex barman è affetto da un «disturbo della personalità di tipo paranoide», i secondi sono dell’opinione contraria. Prima, per circa tre ore, è proseguito l’interrogatorio del 31enne.
«Ero un vaso completamente saturo di bugie e di menzogne», ha detto spiegando la decisione di confessare alla compagna la doppia relazione, ritrattata poco dopo. «È come se fosse strabordato qualcosa. Gliene parlai per liberarmi di qualcosa che mi divorava dentro. Era l’ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo. Ma non sto dicendo che io sia pazzo».
Il viaggio a Ibiza
Rispondendo alle domande dei suoi legali, Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, Impagnatiello ha poi raccontato del viaggio a Ibiza organizzato con Giulia circa a metà aprile del 2023, soltanto poche settimane prima del delitto. «Passammo dei giorni in totale relax: mare e cene fuori. Ci siamo ritrovati, eravamo molto uniti».
Quando gli è stato chiesto se durante quella vacanza avesse mantenuto i contatti con la ragazza con cui aveva una relazione parallela, ha risposto: «No. Le dissi che andavo con amici, l’ennesima menzogna. Le dissi che non volevo sentirla. I primi giorni lei mi scriveva, ma io non le rispondevo». Un racconto, questo, discordante con quanto emerso dalle indagini. «È sicuro di quello che ha detto? – gli ha domandato il pm Alessia Menegazzo -, perché le copie forensi raccontano altro: in tre giorni troviamo oltre 500 scambi, tra foto e messaggi». E lui: «Sì, è vero, mi scriveva, mi cercava. Ma io tardavo a risponderle e mi ero distanziato moltissimo».
La discussione con Giulia Tramontano
Un’altra discrepanza fatta notare dal pubblico ministero riguarda poi quella che lui stesso aveva definito alla scorsa udienza come «una discussione pacifica» poco prima dell’omicidio, quando Giulia era rincasata dopo l’incontro con l’altra. Una vicina di casa, infatti, lo ha smentito: quel giorno, nel tardo pomeriggio, aveva sentito una donna gridare. «Era semplicemente l’urlo di una donna arrabbiata – ha detto l’ex barman -, delusa e affranta che mi manda a quel paese. La discussione poi è stata assolutamente pacifica». Un ulteriore punto sul quale la versione di Impagnatiello non trova riscontri riguarda infine il momento dell’omicidio.
La pm ha osservato come dall’autopsia non sia emerso alcun taglio sulle mani di Giulia, nonostante lui avesse detto di averla uccisa mentre lei stava cercando dei cerotti dopo essersi ferita affettando i pomodori. «Si era tagliata un dito – ha ribadito -, ma non gravemente». Tornando sul numero di fendenti inferti, il 31enne ha spiegato di nuovo di averlo appreso da un servizio in televisione. «Quando ho saputo in carcere che erano 37 coltellate – ha sottolineato -, mimai il gesto della mano per 37 volte. È una cifra spaventosa, soffocante».
Le dichiarazioni spontanee
Alla fine del suo esame in aula, Impagnatiello ha reso dichiarazioni spontanee, un ultimo «sfogo» per far sapere ai giudici che lo «scopo» della sua vita è quello di «fare qualsiasi cosa per risarcire». «Vorrei trovare una possibilità di redenzione – ha aggiunto – per cercare di restituire le briciole, anche se so che nulla cambierà».
Lo psichiatra Raniero Rossetti, che ha firmato la consulenza difensiva, ha sottolineato come l’ex barman si sentisse come uno «scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera», attraverso le bugie e gli inganni alle due donne. «Lui mirava a sopprimere il feto, che rappresentava una variabile nella sua scacchiera. Ciò che non riusciva a controllare era proprio il nascituro». Durante la prossima udienza, fissata per il 27 giugno, la Corte incaricherà un professionista di eseguire la perizia psichiatrica.