L’imputato in aula: «Ero saturo di dire bugie»
«Svelare a Giulia che la tradivo è stato l’ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo, questo non vuol dire che sono pazzo, non penso di essere pazzo, ma che ero saturo di dire bugie». Lo afferma in aula Alessandro Impagnatiello imputato per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano.
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Nel suo interrogatorio, iniziato la scorsa udienza, il 31enne ex barman ripete che l’annuncio della gravidanza ha innescato «un’altalena» di emozioni e la scelta di svelare la doppia relazione è dovuto all’esasperazione: «ero un vaso completamente saturo di bugie e menzogne e non ero abituato a dire bugie. Era come se fosse strabordato qualcosa, come se dovessi svuotarlo perché qualcosa mi mangiava dentro. Non ho spiegazioni sul perché ho confessato il tradimento, così come non so perché permettevo all’altra ragazza di vedere il mio cellulare dove c’era tutta la mia vita con Giulia».
Le coltellate
«Quando sono venuto a conoscenza in carcere da un servizio in televisione di averle dato 37 coltellate, una cosa che feci automaticamente fu mimare il gesto della mano per 37 volte. Non che ci sia un numero corretto, però è una cifra spaventosa, soffocante» ha detto ancora rispondendo al pm Alessia Menegazzo che gli domandava perché nei primi interrogatori dopo il fermo disse di avere inferto a Giulia Tramontano soltanto tre colpi, quando alla scorsa udienza in aula ha detto di avere scoperto il numero dai media. «Non glielo so dire perché ho detto tre – ha aggiunto l’imputato – Avrei potuto dire qualsiasi numero».