La cantautrice ha incontrato gli studenti, in serata il concerto a piazza del Gesù
Le celebrazioni per gli 800 anni dell’Università degli studi di Napoli Federico II procedono spedite con tanti interessanti eventi, occasioni di crescita e confronto, ma anche di aggregazione per gli studenti federiciani.
Ieri, 4 giugno, è stato il turno di Malika Ayane, la meravigliosa voce scelta dall’Ateneo per il grande concerto gratuito in piazza del Gesù Nuovo. Così tutta la città viene resa partecipe dei festeggiamenti per il compleanno dell’istituzione che da otto secoli forma generazioni di suoi figli (biologici ma anche adottivi, com’è stato ricordato il 3 Giugno, in occasione della tradizionale Giornata dello studente Federiciano, nel corso della quale non sono mancati i racconti della popolazione di studenti migranti).
Prima del grande concerto, Malika ha incontrato gli studenti federiciani nel suggestivo complesso di San Marcellino e Festo, storica sede della facoltà di Scienze Politiche. Nell’incontro, moderato dal dott. Pierluigi Razzano, la cantante ha ripercorso le principali tappe della sua vita e della sua carriera artistica: gli esordi da bambina nel coro di voci bianche del Teatro alla Scala, il lavoro come centralinista che opprimeva la sua creatività, gli studi in conservatorio, Sanremo e i suoi maggiori successi, con l’interessante parentesi nel mondo del Musical. Malika ha raccontato degli importanti scambi avuti con colossi del panorama musicale Italiano, da De Gregori a Gianni Morandi.
Gli aneddoti narrati hanno dato l’occasione per riflettere sull’individualità, sul senso di inadeguatezza provato da alcuni giovani, sul processo creativo di Malika e di ogni artista. Il monito lasciato ai ragazzi è quello di non inseguire facili successi compromettendo la propria identità, perché «il sold out (a un concerto) è un incidente di percorso», la canzone che diventa una hit è frutto non solo di duro lavoro ma anche di una «congiunzione astrale meravigliosa», il punto fisso rimane lei, rimane la sua arte e la sua voce unica che Paolo Conte ha definito di un colore «arancione scuro che sa di spezia amara e rara».