Il racconto choc delle fasi del delitto di Castellammare raccontate dal collaboratore di giustizia Salvatore Belviso
Era il 4 giugno del 2015, quando Renato Cavaliere, in uno dei suoi verbali, raccontò: «Io e Belviso agivamo in simbiosi ed era come se fossimo una persona sola. Se Salvatore Belviso mi diceva che dovevamo uccidere qualcuno, io non gli facevo domande perché sapevo che anche lui aveva rapporti diretti con Vincenzo D’Alessandro».
Poi specificò: «Quando Belviso mi ha detto che dovevamo uccidere Luigi Tommasino, non gli ho chiesto spiegazioni, perché ho pensato che l’ordine provenisse da D’Alessandro. D’altra parte, anche Belviso, quando io gli ho comunicato che dovevamo uccidere Antonio Vitiello, non mi ha chiesto alcuna spiegazione perché riteneva che l’ordine venisse da D’Alessandro. Se D’Alessandro Vincenzo mi diceva che qualcuno doveva essere ucciso, io non lo andavo a dire a Belviso».
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Proprio Salvatore Belviso, a sua volta collaboratore di giustizia, illustra le fasi dell’omicidio di Tommasino: «Dopo il delitto di Nunzio Mascolo ero io a prendere da Enzuccio D’Alessandro le direttive sugli omicidi. Infatti, Enzuccio aveva detto che voleva vedere soltanto me. Per questo motivo Cavaliere doveva fare quello che io gli dicevo dopo avere ricevuto le direttive da Enzuccio». Era il giorno del delitto Tommasino.
«Ho detto a Cavaliere che gli avrei fatto un segnale se alla guida della Lancia Musa c’era la persona da uccidere. La macchina è passata sotto la galleria e ha imboccato la strada per il viale Europa mettendo la freccia a sinistra. lo ho rallentato un poco e ho fatto andare la macchina avanti. Poco prima di arrivare all’Unieuro ho superato la Lancia Musa sulla sinistra e mi sono accorto che Tommasino era insieme al figlio. Ho quindi dato due o tre colpi di clacson e con la mano ho fatto cenno a Cavaliere di lasciare stare. Ciò nonostante, poco dopo, ho sentito l’esplosione di colpi di pistola e ho capito che Cavaliere Renato aveva eseguito lo stesso l’omicidio. lo mi sono sentito male perché ero certo che avesse ucciso anche il figlio».