Tutti gli agguati e gli omicidi eseguiti dai killer dei D’Alessandro
La scia di sangue che il gruppo di fuoco dei D’Alessandro tracciò in due anni è lunghissima. Fu un biennio di piombo e sangue quello che ebbe inizio con la gambizzazione di Catello Scarica, il 19 luglio del 2008, evento che, nelle intenzioni del Renato Cavaliere, al tempo massimo dirigente del ‘gruppo di fuoco’, avrebbe dovuto favorire «l’uscita allo scoperto» di Carmine D’Antuono, esponente malavitoso della zona di Gragnano e principale bersaglio del clan D’Alessandro.
Il motivo era legato al fatto che D’Antuono era coinvolto nella famigerata «strage delle Terme», in cui persero la vita Domenico D’Alessandro e Antonio Mattone, e per la necessità di rinsaldare l’egemonia del neo costituito cartello D’Alessandro-Di Martino nella zona di Gragnano. Il gruppo di fuoco entrò in ancora in azione proprio con l’assassinio di D’Antuono, oltre che del malcapitato Federico Donnarumma Federico, vittima innocente, ucciso solo per essersi trovato in compagnia di D’Antuono al momento dell’agguato.
Fu quindi il turno di Nunzio Mascolo, figura già in passato legata a Scanzano, che ebbe la malaugurata idea di chiedere un’arma a Cavaliere per potersi fare giustizia da sé nell’ambito di una contesa che aveva con un suo antagonista. Fu lui stesso ad essere ucciso dallo stesso gruppo al quale aveva chiesto aiuto perché ritenuto inviso a Vincenzo D’Alessandro. Seguì l’uccisione di Antonio Vitiello, colpito perché ritenuto colpevole di aver infedelmente speso il nome dei D’Alessandro nel corso di alcune estorsioni, incamerando significative somme senza versare il dovuto a Scanzano.
Poi ci fu il tentato omicidio di Antonio Russo, soggetto imparentato con un collaboratore di giustizia. Era il 24 gennaio 2009 e durante la fase preparatoria dell’agguato Tommasino si decise di colpire «Tonino sparame ‘mpiett», soprannome di Russo. La coda della scia di sangue culminò con l’omicidio di Aldo Vuolo, commesso il 23 marzo 2009, per il quale sono già stati condannati Renato Cavaliere, Salvatore Belviso e Catello Romano, ritenuti esecutori materiali. I componenti del gruppo di fuoco si sono pentiti.