L’indagine nata per una richiesta di reddito di inclusione fatta da una donna che aveva dichiarato redditi per 90mila euro
I finanzieri del Comando provinciale di Salerno hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Nocera Inferiore su richiesta della Procura nocerina, che ha disposto gli arresti (in carcere e ai domiciliari) nei confronti di 9 persone e il divieto di dimora per un altro indagato. I reati contestati sono associazione per delinquere, riciclaggio, frode fiscale, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso materiale commesso da persone esercenti un servizio di pubblica necessità e responsabilità amministrativa da reato degli Enti.
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È stato inoltre emesso un decreto di sequestro preventivo per oltre 54 milioni di euro; al riguardo sono stati eseguiti sequestri immobiliari in provincia di Salerno e sequestri di valori e di beni nelle province di Roma, Milano, Caserta, Napoli, Avellino, Novara, Frosinone e Varese. L’hanno ribattezzata operazione ‘Alveare’ ed ha visto coinvolte 64 persone fisiche e 28 società.
Le indagini condotte dalla Procura di Nocera Inferiore e dalle Fiamme Gialle hanno permesso di far luce su un’organizzazione dotata di una base logistica nel Salernitano che aveva ramificazioni in Italia e all’estero, architettata col fine specifico di compiere principalmente reati fiscali, attraverso la gestione e il controllo di un gruppo di società prive di reale struttura organizzativa e capacità operativa, con lo scopo sia di emettere ed utilizzare fatture per operazioni inesistenti che di fornire liquidità in contanti ad imprenditori conniventi. L’ordinanza è stata eseguita dai Finanzieri della Compagnia di Scafati, con la collaborazione di altri Reparti della Guardia di Finanza e dei militari specializzati dello Scico e unità cinofile cash dog.
La genesi dell’indagine
È nato tutto da una richiesta di una delle persone indagate, Tiziana M. La donna, pur avendo dichiarato per l’anno 2017, redditi di lavoro dipendente per un importo di circa 90mila euro, aveva presentato due richieste incongruenti con il suo stato patrimoniale. La prima presentata all’autorità giudiziaria di Nocera Inferiore per ottenere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, essendo imputata in un procedimento penale.
La seconda all’Inps per ottenere il reddito d’inclusione. I conti non tornavano e così sono scattati gli accertamenti, dai quali è emerso che la donna, per l’anno 2017 non aveva svolto alcuna attività di lavoro dipendente, né aveva percepito redditi di pensione. Non aveva ricevuto alcuna certificazione unica da datori di lavoro o enti previdenziali e che aveva presentato, nel corso degli anni, solo due dichiarazioni con importi reddituali considerevoli, nel 2016 e 2017, nella quale aveva dichiarato un reddito di lavoro dipendente, tuttavia non documentato, pari a 155.328 euro.
Per tutti gli altri anni aveva dichiarato redditi medi annui intorno a 5.200 euro. Non è tutto. Risultava amministratrice, dal 18 dicembre 2017, di un’attività di «intermediazione servizi telecomunicazioni, trasmissione dati» ed aveva acquisito l’intero capitale sociale di questa impresa il 4 luglio 2018. È emerso che nell’agosto 2018 o era stata arrestata in flagranza di reato per estorsione e per quel reato era agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.