Il racconto dei residenti: fu lui a ritrovare il corpo del ragazzo, cercò di rianimarlo toccandogli il viso. Non si è mai ripreso
Due mesi di dolore, con un solo pensiero fisso: «Riabbracciare Vincenzo». Alfredo Nocerino è morto suicida all’interno dello stesso box, nella stessa Fiat Panda rossa in cui avevano trovato la morte il figlio 24enne e la fidanzata Vida Shalavalad, di soli 20 anni. Fu proprio Nocerino a trovare i corpi, raccontano dal quartiere: «Quando entrò nell’auto cercava di rianimarlo, gli toccava il viso, lo chiamava per nome». È stato un punto di non ritorno per il 60enne che aveva riposto in quel ragazzo tutta la propria progettualità di vita.
Perché Alfredo e Vincenzo vivevano come in simbiosi dopo la morte della madre del ragazzo, alcuni anni fa. L’uomo, da quel momento, decise di cambiare lavoro ed investire i propri risparmi in un’attività che potesse dare un futuro a quell’unico figlio. Entrò in società nel locale «Pizzeria & Trattoria Partenopea» di Fuorigrotta, dove lavorava la sera anche quel figlio cresciuto con amore. Era il 23 marzo quando il quartiere salutò per l’ultima volta Vincenzo.
Il papà entrò in chiesa a fatica, baciò la bara e accolse la processione di persone che si avvicendarono verso la panca in prima fila davanti all’altare. Parenti, amici o semplici conoscenti, quelli con cui, in un giorno normale, si scambia un saluto. Fiori bianchi, mazzi di rose e mughetto, coprirono la bara di Vincenzo. Nel rione c’era un silenzio irreale, quello del rispetto. Così come quello di ieri, quando il quartiere ha pianto per la seconda volta uno dei suoi figli. Anzi, un padre che non ha saputo reggere al troppo amore.