Migranti, Italia e altri 14 Paesi Ue: «Nuove misure per fermare gli arrivi»

di Marika Aiello

Chiedono la creazione di hub esteri per il rimpatrio

Il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo non fa tempo ad essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale blustellata che già 15 Paesi Ue – tra cui l’Italia – vanno all’assalto della Commissione Europea chiedendo «nuove misure» per arginare gli arrivi, anche con soluzioni «fuori dagli schemi». Nella lettera, vista dall’ANSA, si indicano espressamente le intese con la Turchia, la Tunisia e l’accordo Italia-Albania come casi virtuosi e si arriva ad evocare una sorta di modello Ruanda per i rimpatri.

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L’esecutivo Ue ha confermato di aver ricevuto il documento ma ha precisato che avrà «bisogno di tempo» per studiare il testo, che è «complesso» e ricco di spunti. La crescita della destra in Europa, con la nascita di coalizioni di governo, segna una svolta in diversi Stati membri, che fanno del controllo dell’immigrazione un principio.

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L’ultimo caso lo si osserva in Olanda. Dopo mesi di trattative Geert Wilders, vincitore delle elezioni dello scorso 22 novembre, ha annunciato un accordo con le altre forze politiche per dar vita finalmente a un governo. Il patto prevede misure draconiane contro la migrazione, come «maggiori deportazioni, persino con l’uso della forza se necessario». Non stupisce quindi che tra i 15 Paesi firmatari della lettera ci sia anche l’Olanda.

«La nostra responsabilità e il nostro impegno principali – sostengono Sofia, Praga, Copenaghen, Tallinn, Atene, Roma, Nicosia, Riga, Vilnius, La Valletta, L’Aia, Vienna, Varsavia, Bucarest e Helsinki – consistono nel sostenere la stabilità e la coesione sociale, evitando di rischiare la polarizzazione delle società europee e la perdita di unità nella famiglia degli Stati membri dell’Ue».

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L’alleanza

L’alleanza – che non vede la partecipazione di altri big quali Germania, Francia o Spagna – è però innovativa poiché lega Paesi del sud, dell’est e del nord, ognuno con le proprie priorità. Il documento tocca infatti il tema della «strumentalizzazione dei migranti» e cita gli esempi di Russia e Bielorussia, chiedendo alla Commissione un «rafforzamento» del quadro legale appena istituito proprio dal nuovo Patto.

Il cuore delle proposte sta però nel rafforzare la cosiddetta dimensione esterna. Ovvero istituendo «partenariati completi, reciprocamente vantaggiosi e duraturi con i principali Paesi partner lungo le rotte migratorie», inserendo alcuni elementi di esternalizzazione delle procedure, ipotesi sinora sempre esclusa da Bruxelles.

Ma in futuro, chissà. «Potrebbero essere esplorati possibili luoghi di sicurezza e meccanismi di transito ispirati ai Meccanismi di Transito di Emergenza esistenti», si legge nella lettera, che qui fa riferimento all’accordo Italia-Albania. Poi si suggerisce «una potenziale cooperazione con i Paesi terzi su hub di rimpatrio, dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo».

Inoltre, per ridurre la «pressione complessiva» sulla gestione dell’immigrazione, è importante che gli Stati membri abbiano la possibilità «di trasferire i richiedenti asilo per i quali è disponibile un’alternativa sicura in un Paese terzo». Insomma, andare molto oltre quel che si è fatto sinora.

La Commissione è dunque incoraggiata a presentare una proposta per designare i Paesi terzi sicuri a livello dell’Ue, «come previsto dal nuovo regolamento sulle procedure di asilo», e a studiare il modo per mettere in pratica le proposte «sulla base del quadro legale esistente» oppure proponendo gli accorgimenti legislativi necessari. Naturalmente «nel pieno rispetto dei nostri obblighi giuridici internazionali, compreso il principio di non respingimento».

 

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