La politica sotto il giogo della magistratura che dispone controlli su chi con l’azione politica cerca di costruire il benessere diffuso per conseguire consensi
Nel giro di qualche mese e per l’ennesima occasione oggi in Liguria bisogna soffermarsi sulla dialettica istituzionale che investe, in tanti territori e in tante amministrazioni decentrate, le prerogative di gestione amministrativa rispetto al controllo a posteriori dei Tribunali.
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I fatti (ovvero le scelte politiche) e le dinamiche procedimentali (vale a dire i procedimenti burocratici), di vigilanza e controllo, che si sono inverate in Puglia e adesso nella Regione con capoluogo Genova, la dicono lunga sul solito crinale conflittuale che vede la politica sotto giogo della magistratura e degli organismi che dispongono le verificazioni sulle scelte discrezionali compiute da chi tende attraverso l’azione politica a costruire il benessere diffuso e correlarlo al fine di ottenere consenso.
Ovviamente in questi anfratti la ricerca, con le indagini degli organi inquirenti, spesso e volentieri arriva in ritardo e senza la necessaria chiarezza impone alle amministrazioni decentrate (Regione, Comuni) la sospensione dell’attività politica con il derivato effetto di bloccare le azioni procedimentali che avrebbero condotto all’esecuzione dei lavori, alla puntuale resa dei servizi ovvero a dare compiutezza agli appalti e quindi alla buona resa della spesa pubblica.
Di questo passo l’effetto ultimo di questo accidentato percorso è rappresentato dal dato che, con tali ritardati interventi giudiziari, si coglie solo il grumo dei cortocircuiti, dei conflitti di interessi e degli affari, ove l’indagine se non è ben imbastita, ovvero serva solo a rallentare od a bloccare la fase di realizzazione che fa aumentare i costi di gestione, accentuando lo stato disservizio, o anche palesando disfunzioni organizzative, giacché le leggi ed i regolamenti più che favorire il «buon andamento» ingolfano il regolare e spedito cammino delle amministrazioni procedenti.
La vischiosità corruttiva
Certamente in questo quadro è facile scovare relazioni strane, dove si costruiscono spazi dove può annidarsi il malaffare più o meno frutto dell’azione politica. O meglio fornendo un ordito che pone al centro i gangli burocratici che rimango più a diretto contatto della vischiosità corruttiva. In questi casi la burocrazia, forse e soprattutto con il nuovo impianto legislativo, assume le vesti di mascherare e rendere artificioso l’itinerario amministrativo che dovrebbe tranquillamente tendere a dare segni di efficienza ed efficacia nel compiere i passi necessari a suggellare l’esito fruttuoso e moltiplicatore degli investimenti pubblici.
Qui sta il punto su cui dovrebbero soffermarsi l’opinione pubblica e i partiti politici, laddove le complicatezze ordinate dal legislatore non fanno altro che dare risposte poco produttive.
L’intero ordinamento delle pubblica amministrazione dovrebbe, soprattutto oggi, effettuare conseguentemente l’ulteriore passo verso la semplificazione e la trasparenza, verso la eliminazione di lacci e lacciuoli, correlandola ad una più incisiva responsabilizzazione dei responsabili del procedimento (RUP), che a loro volta sarebbe da monitorare costantemente attraverso appositi organi di vigilanza, da non confondere con l’ANAC poiché questa ha operato con un potere sindacatorio oltremodo intromissivo, assumendo le vesti di un Tribunale, sia esso amministrativo, civile, penale e/o contabile, che non dovrebbe, per il costituito e vigente sistema legislativo, sostituirsi all’azione della pubblica amministrazione.
I controlli prima, durante e dopo
Questa sarebbe un’occasione per consentire, ove sia stato ordito un sistema corruttivo, di rendere efficaci i controlli prima, durante e dopo la messa in opera dell’azione posta in essere da chi delinque o ha inteso delinquere, anche incidendo sulle ordinarie relazioni amministrative.
Così operando gli organi legislativi per non lavorare per i delinquenti, regolando trasparentemente questi anfratti, eliminerebbe lo spazio per i delinquenti che agiscono approfittando della tanta confusione della disciplina legislativa che con troppe leggi rende tutto astrattamente interpretabile ed opinabile nella fase della costruzione delle scelte politiche tese a conseguire esiti positivi per i cittadini, all’insegna dello sviluppo e la crescita.
Con queste tesi la politica dovrebbe favorire una logica coerente ed efficace, sì da far attraversare e far maturare esperienze nelle quali coniugare prevenzione e risoluzione, in cui tutti i cittadini avrebbero modo di misurare l’efficienza nel perseguimento degli obiettivi e soprattutto la convenienza per gli interessi pubblici, siano essi generali e/o diffusi. Solo così la politica, nella sanità come nei lavori, nella gestione dei servizi, sì come nelle concessioni, può rendere possibile verificare trasparentemente il rendimento dello Stato e delle sue propaggini amministrative.