Racket, la nuova frontiera sono i baby esattori

di Enzo Amato

Battono Secondigliano in coppia: se qualcuno dei negozianti non paga, riferiscono al clan

Racket, la nuova frontiera sono i baby esattori. Entrano nei negozi, sono spesso in due. Non parlano, si guardano intorno circospetti. Il negoziante – pure lui – tace. Ha già capito, è inutile parlare. È il momento di pagare, sono arrivati gli esattori. Ma non si tratta del solito copione malavitoso che vede la manovalanza delle organizzazioni camorristiche farsi largo nel tessuto urbano e riscuotere tangenti. La modalità è la stessa, cambiano solo gli attori.

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Hanno tra i sedici e i diciotto anni, i capelli sparati in testa e modellati col gel come si vede in televisione, pantaloni a vita bassa, barbe lunghe e curate, oltre agli immancabili occhiali da sole. Sono trendy e, allo stesso tempo, assolutamente anonimi. Insospettabili. Potrebbero essere appena usciti da una discoteca, ma in realtà vanno al lavoro. Il loro mestiere è fare gli esattori dei clan.

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È questo il fenomeno malavitoso che sta nuovamente travolgendo Secondigliano, Scampia e alcuni comuni dell’hinterland nord. Il reclutamento della malavita sta abbassando il tiro anagrafico e dopo i pusher e le vedette, ha incominciato ad affidare ai minorenni e ai giovanissimi la gestione del racket delle estorsioni. Vengono stipendiati i nuovi ‘muschilli’ della camorra, così si chiamano in gergo. Moscerini che sciamano attorno agli ‘avanzi’. Vengono stipendiati e prendono poco, ma tanto basta a soddisfare le velleità più basilari. Un motorino, un jeans o scarpe alla moda, un cellulare di ultima generazione.

Messo alla prova

Nei quartieri degradati questa forma di devianza è, agli occhi del minore, un vero e proprio lavoro; il ragazzino si sente messo alla prova in un gruppo che gli riconosce la capacità di assumersi rischi. Inoltre, acquisisce uno stato di indipendenza economica. Le ragioni per cui la malavita organizzata sceglie i bambini sono principalmente due: il minore per la legge italiana non è punibile; il reclutamento dei minori alimenta le organizzazioni malavitose e le tiene in vita.

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I minorenni vengono impiegati in diverse attività: dallo spaccio della droga al compimento di atti estortivi. In quest’ultimo caso è da rimarcare il fatto che le estorsioni sono una delle modalità mediante la quale le organizzazioni mafiose mettono alla prova i giovani, chiedendo loro di dimostrare coraggio, capacità di utilizzare la violenza e di intimidire.

I minorenni, come è già accaduto, sono purtroppo impiegati anche nel comparto stupefacenti e per commettere omicidi. Il carcere è una situazione che molti ragazzi mettono in conto di dover affrontare. La reclusione è considerata un attestato di professionalità criminale da esibire ai propri coetanei in libertà e, soprattutto, ai capi delle organizzazioni malavitose. Puntare sul pizzo e, contemporaneamente sui minorenni, è l’uovo di Colombo.

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