Tre in carcere e tre ai domiciliari. Lavoravano soprattutto lungo la linea 2, nella zona di piazza Cavour
Sei ordinanze eseguite a carico di una «batteria» specializzata nei borseggi. In manette sono finiti cinque uomini e una donna. L’operazione è stata portata a termine dai carabinieri della scazione Stella e dagli agenti della Polfer. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Napoli su richiesta della Procura.
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L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine e furti con destrezza, commessi all’interno della Stazione Cavour della linea Metropolitana 2. Le indagini hanno riguardato un periodo compreso tra novembre 2022 e febbraio 2023. Identificati i componenti dell’associazione e i ruoli ben definiti che ricoprivano. È stato accertato che le vittime venivano individuate di volta in volta prevalentemente con le medesime caratteristiche: soggetti deboli per età, sesso, nazionalità o per altre condizioni apparenti.
Dei sei arrestati, tre sono stati trasferiti in carcere e tre sono stati sottoposti alla misura dei domiciliari. In cella sono finiti Francesco Ziccardi 56 anni, Enzo De Ponte, 39 anni, e Nicola Battista, 48 anni; ai domiciliari Francesco De Matteo, 70 anni, Angelo Maurano, 50 anni, e Amalia Ziccardi, 62 anni.
Il gruppo rispondeva a regole ben precise
C’era chi controllava il territorio e, dopo essersi accertato dell’assenza delle forze dell’ordine, dava l’avvio all’azione, comunicando con i complici che accerchiavano la vittima, la derubavano del portafogli e che veniva nascosto con la tecnica del borsello a tracolla. La loro area di azione era la stazione della Metro di Piazza Cavour che, oltre a garantire quotidianamente una massiccia presenza di turisti e viaggiatori, per la sua conformazione strutturale consentiva maggiori e più facili vie di fuga.
Le prede privilegiate erano proprio i turisti stranieri perché assicuravano una migliore prospettiva in termini di guadagno. Il modus operandi consisteva nel seguire la vittima fino al treno, circondarla e, mentre saliva a bordo, approfittando della ressa, distrarla dall’azione fulminea di chi con abilità da professionista gli sfilava il portafogli. Una volta sottratta la refurtiva, se le circostanze lo permettevano, il borseggiatore indietreggiava, restando sul marciapiedi alla partenza del convoglio, oppure proseguiva a bordo treno fino alla fermata successiva dove, nella maggior parte dei casi, veniva raggiunto a bordo di uno scooter da un altro complice che recuperava il maltolto e si allontanava velocemente.