Scoppia il caso: disappunto di Giorgia Meloni, ira di Downing Street
Una kermesse politica, un dibattito tra i movimenti conservatori in Ue viene «cancellata» d’ufficio da Emir Kir, un sindaco socialista, figlio di immigrati turchi, che governa Saint-Josse, una delle municipalità di Bruxelles. Dopo essere stata costretta a cambiare due sedi in 48 ore, National Conservatism, la kermesse dei conservatori e dei sovranisti europei, è riuscita ad aprire i battenti ma poco dopo la polizia si è presentata con un mandato per mettere fine all’incontro.
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In sala erano attesi nomi di spicco come il premier ungherese Viktor Orban, il leader degli euroscettici britannici Nigel Farage, il francese Eric Zemmour, oltre che il meloniano Nicola Procaccini. Lo stop alla kermesse, da evento di quartiere è diventato così un caso europeo. Downing Street, il governo belga e infine Giorgia Meloni hanno condannato il blitz delle forze dell’ordine, definito dalla premier e presidente di Ecr «un’odiosa oppressione della libertà di espressione». Un blitz arrivato con la totale copertura dell’amministrazione di Saint-Josse. «Ho emesso un’ordinanza da sindaco per vietare questo evento», ha spiegato Kir, «qui l’estrema destra non è la benvenuta».
L’ordine del sindaco è stato recapitato ai conservatori a metà mattinata, quando sul palco stava parlando Farage. «La richiesta della polizia è quella di evacuare la sala immediatamente a causa dell’incapacità delle forze dell’ordine di garantire la sicurezza del quartiere», hanno spiegato. Un quartiere in cui, come il sindaco, la maggioranza è figlia di immigrati.
Immediata è scattata l’ira dei conservatori
Per il direttore di Nazione Futura Francesco Giubilei, tra gli organizzatori dell’evento, «il sindaco di Bruxelles ha agito su pressione degli antifascisti e dei centri sociali». Hermann Tertsch, eurodeputato di Vox, è stato ancora più duro: «Questa è la volontà della ‘mafia’ della Commissione Ue, ma dove siamo in Cina?». In sala le forze dell’ordine belghe hanno trovato oltre 400 spettatori e vista la nutrita platea hanno deciso di non eseguire lo sgombero immediato ma hanno bloccato gli accessi, impedendo ai nuovi relatori di entrare e lasciando che l’evento si esaurisse nel corso della giornata.
Impossibilitati ad accedere, Orban e l’ex premier polacco Morawiecki hanno quindi improvvisato una conferenza stampa all’Eurocamera. «L’ultima volta che hanno voluto mettermi a tacere con la polizia è stato quando i comunisti mi si sono messi alle costole nell’88», ha attaccato l’ungherese. Ma a protestare non è stato solo Orban.
A difendere il raduno di Saint-Josse è stata anche Downing Street: «Annullare eventi o impedire la partecipazione è dannoso per la libertà di parola e di conseguenza per la democrazia», ha commentato un portavoce del gabinetto del premier britannico Rishi Sunak. «È incostituzionale bandire le riunioni politiche, quanto accaduto è inaccettabile», ha tuonato il premier belga Alexander De Croo, che era stato tra l’altro contattato da Meloni.
La premier, da presidente di Ecr (alla scorsa edizione della kermesse era tra i relatori), si è infatti mossa in prima persona. «Siamo increduli e sgomenti, a tutte le vittime di questo ingiustificabile abuso, in particolare ai membri dell’Ecr presenti, va la mia totale solidarietà», ha spiegato la leader di Fdi. A tarda sera lo stallo è parso sbloccarsi. «La conferenza non si ferma, ci vediamo domani (oggi, ndr.) nella stessa sala, la libertà di parola non si silenzia», hanno fatto sapere gli organizzatori.