Separazione delle carriere dei magistrati: il governo accelera

di Fabio Maresca

Il Ddl in Consiglio dei Ministri dopo Pasqua

Il Governo accelera sul Ddl per la separazione delle carriere dei magistrati. A confermarlo è lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che parla di «imminente presentazione». Il pacchetto potrebbe, quindi, finire all’attenzione del Coniglio dei ministri subito dopo Pasqua. Al momento l’ipotesi più concreta è che si tratti di un disegno di legge di tipo costituzionale e quindi un provvedimento articolato su più punti. Meno probabile, anche se viene esclusa come ipotesi, che possa trattarsi di una iniziativa parlamentare.

Al netto della natura del provvedimento, appare certo che l’Esecutivo voglia, nelle prossime settimane, affrontare uno dei temi centrali dell’agenda Nordio e già definita da alcuni esponenti di Governo come «la riforma delle riforme». Segnali che Palazzo Chigi volesse accelerare erano arrivati nei giorni scorsi dopo un incontro avvenuto l’11 marzo scorso fra il premier e il Guardasigilli e cui hanno partecipato anche altri esponenti della maggioranza. In quella riunione Nordio si è preso l’impegno di mettere a punto una bozza entro la fine di marzo e i primi giorni di aprile.

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Un cambio di passo dopo la frenata autunnale, quando era stata data priorità alla riforma del premierato anche se il ministro, a più riprese, si era detto sicuro dell’approdo in Cdm del nuovo pacchetto che comprende anche la riforma del Csm. Su quest’ultimo aspetto il piano di Nordio dovrebbe prevedere la costituzione di due distinti Consigli superiori della magistratura con specificità diverse.

La calendarizzazione del Ddl Nordio alla Camera

Sul fronte giustizia, intanto, alla Camera è attesa la calendarizzazione del Ddl Nordio dopo l’approvazione in Senato. Il testo che arriva al vaglio di Montecitorio prevede una serie elementi importanti: la cancellazione dell’abuso d’ufficio e riduce la portata del traffico di influenze illecite limitato a condotte particolarmente gravi. Nel Ddl approvato a Palazzo Madama il 13 febbraio scorso, inoltre, si ampliano i divieti per i giornalisti in materia di pubblicazione delle intercettazioni e si punta a una maggiore tutela della privacy.

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Nel testo che ha ottenuto il primo via libera viene introdotto il divieto di ascolto dei colloqui tra indagato o imputato e il suo difensore. Inoltre il pubblico ministero non potrà più impugnare le sentenze di assoluzione (a meno che non si tratti di reati particolarmente gravi), sulla richiesta di custodia cautelare in carcere si dovrà pronunciare un giudice collegiale e prima della decisione l’indagato dovrà essere interrogato dal giudice, pena la nullità della misura cautelare.

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